E’ disponibile online e sul sito della BERTONI EDITORE
il libro di Rosa Rodriguez: “Alla ricerca del canto perduto” Antonio Cotogni e la Scuola Romana di Canto .
Di seguito riflessioni e analisi di Rosa Rodriguez .
Il nostro presidente, nonché, nostra amatissima Maestra ha così sintetizzato l’uscita di questo libro a coronamento di quasi 50 anni di ricerca e di lavoro nell’insegnamento:
CONFESSO CHE HO SCRITTO
Sono passati più di 50 anni dal giorno in cui ho cominciato il mio cammino con la voce ed il suo mistero.La mia, l’ho sempre messa al servizio delle mie idee, della mia lotta nel Sindacato di Musicisti, nel lavoro per una società più giusta per tutti.Ho perso tante battaglie, ma non credo di avere perso la guerra.Sono stata proibita, perseguitata, negata, ma non mi sono mai sentita sconfitta.In quegli anni non potevo certo cantare, ma la voce è stata al centro della mia vita ed è stato naturale studiare il segreto del suono, aspettando il momento di farlo.Perché per cantare o recitare bisogna stabilire un rapporto intimo con chi ti ascolta, ci vuole la voce naturale, intensa e intima che nascondiamo gelosamente dentro di noi. Altrimenti ci possiamo produrre in interpretazioni stereotipate che parlano più d’abilità che di arte.Ho così intrapreso la ricerca del canto attraverso maestri che evidenziavano la mia poca capacità di capire e i miei grandi limiti obiettivi. Fu un incontro fortunato con il maestro Sesto Bruscantini , il quale mi disse che se il segreto stava in Italia, e sicuramente lo era stato, oggi rimanevano poche tracce.Nel 1980 sono venuta a cercare quei ricordi d’un passato glorioso. Non mi era sconosciuto il nome di Antonio Cotogni, conosciuto a Buenos Aires attraverso il lavoro d’un suo pianista Luigi Ricci. Un incontro fortunato mi fece conoscere Magda Olivero, ultima erede del maestro, Lei mi indicó una strada, io l’ ho percorsa come potevo, con i miei limiti, tanti, e la mia, tanta voglia di capire.Nel 1984 ha inizio la mia esperienza d’insegnamento. Dai miei tanti allievi, ho sempre ricavato stimoli e la voglia di continuare la ricerca, di capire finalmente per potere fare capire.A ognuno di loro sono particolarmente grata.Ho cominciato a scrivere sul mio percorso cercando una tecnica che non ho mai sentita mia, ma che soltanto ho fatto mia per amore e vocazione. La vita spesso ha interrotto il mio lavoro. Dopo è arrivato il tempo dell’isolamento, e ho ripreso la voglia di parlare del mio cammino alla ricerca del canto perduto. Più che per apparire come una ricercatrice, condizione naturale d’ogni essere umano, l’ho fatto per evitare a chi verrà dopo di me, di fare i miei tanti errori.Ieri è uscito il mio libro: ALLA RICERCA DEL CANTO PERDUTO – Antonio Cotogni e la Scuola Romana di Canto della Bertoni Editore e mi sono emozionata davanti alla bellissima copertina della mia cara amica Veronica Otano, artista di razza, e delle testimonianze e dei pensieri che mi avete dedicato nello splendido video di Patrizia, della vostra viva presenza nella mia vita.In 40 anni ho cantato poco, lo avete fatto voi per me, e al domandarmi ieri se è valsa la pena vi dico: sÌ, se qualcuno di voi raccoglierà e porterà avanti questa mia piccola eredità, vi dico che non potevo, né avrei mai voluto fare qualcosa di diverso.
Cantando nos encontraremos.
R.R
“ALLA RICERCA DEL CANTO PERDUTO”
avrà sempre un debito di riconoscenza al Laboratorio di Canto Classico Antonio Cotogni. La ricerca tecnica che proponeva una didattica diversa aveva bisogno di uno strumento di approfondimento singolare e collettivo. Per questo è nato il Laboratorio, per cantare musica classica accompagnati dal pianoforte, diretto a tutti gli allievi a prescindere dal genere o dagli interessi musicali di ognuno. Era un esercizio di crescita importante, ma soprattutto voleva creare in loro la coscienza del grande patrimonio culturale del canto italiano. Il Laboratorio è stato ed è un’ esperienza straordinaria, per loro e per me, e il libro deve molto ad ognuno dei tanti cantanti che in più di 30 anni, si sono confrontati con ” la lirica “. Se in qualche modo si sono sentiti eredi d’una grande storia vocale, il Laboratorio ha avutoragione di essere. In tutti questi anni molti pianisti hanno accompagnato questo percorso, ne nomino due, ma li ricordo tutti: la prima Paola Pegan, una grande pianista, che con grande pazienza e competenza “supportava” le mancanze musicali di molti, correggendo e sostenendo con un sorriso i nostri primi concerti. L’attuale: Luigi Francalanza, un repertorista eccellente, profondo conoscitore d’ogni genere, curioso, entusiasta e rigoroso, ha contribuito molto alla crescita musicale che accompagna ogni progresso tecnico. Oggi i solisti che rappresentano la continuità della ricerca, l’amore per il canto e la grande varietà di repertorio dei nostri concerti sono: il soprano Giuditta Puccinelli, che con la sua grande musicalità ha preparato i brani più complessi del repertorio contemporaneo e anche spaziato fra tanti stili musicali diversi cantando sempre ogni repertorio con particolare e sentita interpretazione.Il mezzosoprano Patrizia Pavoncellouna grande voce lirica, rossiniana, particolarmente adatta nel repertorio di musica da camera argentina ed intensa interprete brechtiana, il tenore Salvatore Maligno, con una voce particolarmente estesa, brillante nel repertorio operistico, esperto e studioso della musica napoletana e sensibile interprete del tango moderno. Tutti vivono questa esperienza come un arricchimento personale, non come una corsa al successo, e hanno generosamente messo le loro voci al servizio della solidarietà nei nostri concerti portando avanti con passione il dovere della memoria. La Cotogni è fortunata ad avere un Laboratorio Vocale che la rappresenti con un suono che evoca una gloriosa tradizione. Io sono orgogliosa di loro, che mi seguono ogni giorno ” in direzione ostinata e contraria”, con fiducia , talento, costanza ed affetto.
ALLA RICERCA DEL CANTO PERDUTO
La mia piccola ricerca ha trovato conferma in quella dei grandi ricercatori. “L’elemento più importante della respirazione non è soltanto prendere aria unicamente per il naso, inalare è la parte più facile. La chiave della respirazione, quella che allarga i polmoni, è l’altra parte del processo.Risiede nel produrre una respirazione che lavori in due direzioni diverse: inalazione edesalazione. Dopo lunghi studi e ricerche durati più di 20 anni, si è arrivato alla conclusione che, il maggiore indicatore della speranza di vita non è la genetica, né la giusta alimentazione, né la quantità di esercizio giornaliero come si pensava, ma è la capacità polmonare. Più diventavano piccoli e poco elastici o si deterioravano i polmoni, più si ammalavano e morivano i pazienti.E non importava la causa del deterioramento, polmoni più piccoli, vita breve, polmoni più grandi, vita più lunga.”
RESPIRARE La nuova scienza d’arte dimenticata.James Nestor.
R.R
ALLA RICERCA DEL CANTO PERDUTO
è un libro che non parla solo di come cantare, cerca di spiegare il mistero del suono e indaga sui motivi per i quali cantiamo.
Perché è tanto importante sia il come che il perché.
“L’uomo odierno tende a realizzare la sua personalità negli oggetti, anziché nelle persone e nei sentimenti, e si proietta nel materiale più che nella scoperta della sua interiorità, trascurando la ricerca profonda e dimenticando le arti che, un tempo, gli erano più vicine, quelle che gli parlavano con il linguaggio del cuore.
La voce poi, denuncia emozioni, affetti, vicinanza, condivisione, ed è unica come impronta perché si è costruita nel percorso della vita, non solo con il nostro materiale genetico, ma anche con la materia dei nostri sogni.
Ci accompagna sempre, costruisce i nostri rapporti umani ed affettivi attraverso il dialogo, ci identifica e si forma con il nostro respiro e con le tante parole non dette “
La voce è tutto questo e molto di più, ed è per raccontarla che è nato questo libro.
Come una scommessa contro il silenzio.
R. R.
“Ho tanta rabbia contro il mio silenzio
per le tante cose che mi ha fatto perdere.
Non deve rimanere mai zitto
chi vorrà essere felice.”
Atahualpa Yupanqui.
ALLA RICERCA DEL CANTO PERDUTO
Come liberare la voce? Dare libertà alla nostra voce vuol dire, mettere la tecnica al servizio della salute e dell’arte.La voce deve essere liberata dai condizionamenti, quelli per esempio, che privilegiano il volume alla musicalità, l’interpretazione enfatica all’intensa espressione interna, la forza alla semplicità. C’è un tempo nella vita di ognuno di noi, che spesso dà un senso a tutto il resto del tempo che passiamo, fra i doveri e le abitudini d’ogni giorno. È il tempo della creatività e dello spirito. Attuare un pensiero creativo, anche piccolo, significa capire il valore che ognuno di noi da a sé stesso e alla propria vita.Penso che l’azione più creativa di ogni individuo sia cambiare nel suo corpo gli atteggiamenti sbagliati, che sono quelli poi, che provocano malessere fisico e psichico.Non è mai tardi per cambiare, per respirare meglio, per parlare senza stancarsi e perché no? Per cantare.”Cantare non importa cosa, senza l’ idea di guadagnare” diceva Daisy Lumini, cantando le belle parole di Anne Silvestre.Ed è bello e importante sapere che sempre si può
. R.R.
ALLA RICERCA DEL CANTO PERDUTO
Insegnare a cantareLa didattica deve porre l’essere umano al centro del lavoro, con i suoi problemi, i suoi pregi e i suoi difetti. Bisogna stimolare la volontà creativa, per porla al servizio non solo di una personale realizzazione ma, in un disegno molto più ampio, perché non si può essere migliori solo per sé stessi. La condivisione con gli altri delle nostre più intime emozioni, crea il momento magico della vera comunicazione. Dobbiamo educare all’umiltà, imparare da tutti, il che significa predisporsi dare valore ai pregi di ognuno e ad essere disposti a condividere i nostri con loro.Credo sia importante dire che, cercando e ricercando negli elementi della vecchia scuola non si vuole auspicare un mero ritorno al passato. Si tratta piuttosto di lavorare la voce ed il corpo nei principi fondamentali del rispetto per la salute vocale, la belleza e la naturaleza del suono e la facilità d’emissione, elementi che formeranno una mentalità diversa, legami profondi che sono alla base dell’identità vocale d’un popolo e soprattutto della sua cultura.La nostra è sicuramente una proposta culturale ambiziosa, è quella d’un piccolo libro che vuole cambiare un modo di concepire la didattica, ma parte da un assoluto bisogno di rinnovamento, che ci permetta nuovamente, come all’ inizio del 900, di essere portatori di un bene culturale che ha fatto dell’Italia la patria della voce.E lo facciamo non da Don Chijote…ma da Sancio Panza.
R. R.
ALLA RICERCA DEL CANTO PERDUTO
Spesso ci si domanda, e mi sono tanto domandata: cosa significa cantare bene ?E ricordavo i tanti cantanti che fanno, dopo lunghi studi, ricorso a seminari, stage, Master Class, sempre cercando qualcuno che gli possa svelare il grande segreto.Che regolarmente non avviene, perché i dati tecnici che non vengono da un percorso, difficilmente possono essere d’aiuto, o più semplicemente essere inseriti in un altro contesto. Gli interminabili vocalizzi, ritenuti essenziali per l’educazione del suono, e come “riscaldamento ” della voce prima di cantare, in realtà più che educare la muscolatura la sottomettono, creando spazi interiori sempre diversi, portano spesso a creare una grande incertezza, che non aiuta certamente, ad una educazione cosciente.”Chi sa respirare sa cantare “, diceva il Maestro A . Cotogni. E sembra chiaro, come dicevano gli antichi insegnanti , la respirazione è sempre nasale,nei due tempi respiratori, sia nella presa di fiato che nella sua espirazione. Diceva Toti Dal Monte: meglio una stecca che un respiro misto. Molto chiaro, ma non basta. Convinta che respirando per il naso si eliminassero tutti i problemi vocali, e con il tempo e l ‘esperienza, ho capito che è necessario imparare a respirare per il naso.Nella funzione respiratoria partecipano molti muscoli, e sono abituati a costruire gli spazi più o meno centrali del parlare normale, ma più è contratta la presa d’aria o innaturale e dannosa quella della respirazione orale, più si va incontro ai diversi problemi della fonazione, sia parlata, recitata che cantata.La voce deve risuonare in alto, ma non deve essere spinta in alto. Il fiato preso prevalentemente con la muscolatura della mascella superiore, crea uno spazio dove il suono si amplifica naturalmente. Ed è semplice, è avere per alleato il nostro corpo. Ma non è semplice lottare contro i pregiudizi, i percorsi obbligati, le cattive abitudini e i condizionamenti culturali.Liberare il suono significa non solo parlare meglio, cantare meglio, respirare meglio, ma anche assicurarsi una maggiore ossigenazione del sangue al cervello e una distensione dell’appoggio cervicale. È una sfida per diventare persone migliori, più efficienti ed attente ai bisogni del nostro fisico. Educare i propri muscoli è possibile a qualsiasi età, non è mai tardi per cambiare attitudini ed atteggiamenti. E sempre vale la pena essere amici del proprio corpo. La vita è, o dovrebbe essere una sfida permanente, per fare vivere i nostri sogni.
R. R.
"Mai la tecnica ha fatto artista nessuno, ma mai nessuno è diventato artista senza la tecnica”.
Enrico Caruso
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