Memoria

Renè Magritte - Memoria, 1945

Renè Magritte – Memoria, 1945

“Ricordare le vittime dell’Olocausto

È un dovere imprescindibile.

Non può aiutare i morti

– è troppo tardi per i morti –

Lo è sempre stato;

ma non è troppo tardi per coloro che sono in vita.

In Italia e altrove, la giovane generazione

impara a conoscere ciò che gli esseri umani,

autori e vittime del loro stesso fanatismo razzista

e del loro desiderio di dominio,

hanno fatto agli ebrei e a tutti gli altri.

Si, anche agli altri, perché non tutte

le vittime erano ebrei,

ma tutti gli ebrei erano vittime.

Dimenticare non può essere un’opzione,

non lo è mai stato”.

 Elie Wiesel, Premio Nobel per la Pace


Il senso del Giorno della Memoria

Scarpe

Sessantotto anni fa, il 27 gennaio 1945, venivano aperti i cancelli di Auschwitz. Le immagini che apparvero agli occhi dei soldati sovietici che liberarono il campo, sono impresse nella nostra memoria collettiva. Ad Auschwitz, come negli innumerevoli altri campi di concentramento e di sterminio creati dalla Germania nazista, erano stati commessi crimini di incredibile efferatezza. Tali crimini non furono commessi solo contro il popolo ebraico e gli altri popoli e categorie oppressi, ma contro tutta l’umanità, segnando una sorta di punto di non ritorno nella Storia. L’uomo contemporaneo, con il suo grande bagaglio di conoscenze, nel cuore del continente più civile e avanzato, era caduto in un baratro. Aveva utilizzato il suo sapere per scopi criminali, tramutando quelle conquiste scientifiche e tecnologiche, di cui l’Europa era allora protagonista indiscussa, in strumenti per annichilire e distruggere intere popolazioni, primi fra tutti gli ebrei d’Europa. Da quel trauma l’Europa e il mondo intero si risvegliarono estremamente scossi. Si domandarono come era stato possibile che la Shoah fosse avvenuta. E, soprattutto, quali comportamenti e azioni mettere in atto per scongiurare che accadesse di nuovo. Dalla consapevolezza dei crimini di cui il nazismo si era macchiato nacque nel 1948 la Dichiarazione universale dei diritti umani, promulgata dalle Nazioni Unite allo scopo di riconoscere a livello internazionale i diritti inalienabili di tutti gli uomini in ogni nazione. La consapevolezza di ciò che era stato Auschwitz fu tra gli elementi fondamentali per la costruzione, identitaria prima ancora che giuridica, della futura Europa unita. Scriveva il filosofo Theodor Adorno che dopo Auschwitz sarebbe stato “impossibile scrivere poesie”, intendendo rendere l’idea di quali implicazioni radicali comportava assumersene la responsabilità, negli anni della ricostruzione e della nascita dell’Europa unita. Era indispensabile stabilire con esattezza ciò che l’Europa non sarebbe stata. Alle radici dell’impostazione ideale dell’attuale Unione Europea c’è il rispetto per la dignità umana e il rigetto per ciò che era accaduto, sia prima che durante la guerra, a causa di idee razziste e liberticide. Auschwitz è la negazione dei principi ispiratori dell’Europa coesa, economicamente, socialmente e culturalmente avanzata che conosciamo oggi. Il 27 gennaio 2010 il Giorno della Memoria si celebra in Italia per la decima volta. Dieci anni sono passati da quando fu chiesto all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane di partecipare all’attuazione delle iniziative, promosse dalle istituzioni dello Stato italiano e in particolare dal Ministero dell’Istruzione, che avrebbero caratterizzato lo svolgimento di questa giornata. Oggi il Giorno della Memoria è diventato un’occasione fondamentale, per le scuole, di formare tanti giovani tramite una importante attività didattica e di ricerca. Da allora l’ebraismo italiano si è a più riprese interrogato sul modo di proporre una riflessione che non fosse svuotata dei suoi significati più profondi, riducendosi a semplice celebrazione. Al di là delle giuste, necessarie parole su Shoah e Memoria, crediamo infatti che occorra cercare di perpetuare il senso vero di questo giorno. Molti sono stati in questi anni gli studi, gli articoli, le riflessioni, le pubblicazioni di studiosi e intellettuali che hanno tentato di definire e ridefinire costantemente il senso della Memoria. Esiste infatti una problematica della relazione tra Storia e Memoria. La Shoah è ormai consegnata ai libri di Storia, al pari di altri avvenimenti del passato. Pochi testimoni sono rimasti a raccontarci la loro esperienza. Si potrebbe ipotizzare una Memoria cristallizzata nei libri, come un evento importante ma lontano nel tempo, da studiare al pari di qualsiasi altro capitolo di un libro scolastico, con il rischio di rendere distante il significato e la ragione vera per cui il Giorno della Memoria è stato istituito per legge. L’umanità esige che ciò che è avvenuto non accada più, in nessun luogo e in nessun tempo. E’ di enorme importanza che le nuove e future generazioni facciano proprio questo insegnamento nel modo più vivo e partecipato possibile.

Renzo Gattegna, Presidente Unione Comunità Ebraiche Italiane

per gentile concessione de "Gli Amici - Comunità di Sant'Egidio"

per gentile concessione de “Gli Amici – Comunità di Sant’Egidio”

“Roma, 16 ottobre 1943”  Pino Vomero, Alvaro Antonelli, Sandra Bonavolontà, Antonio Padula, Desiré Tommasi – Candele recuperate, rete, tele rovesciate.

Gli autori hanno partecipato alla marcia che, organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Comunità Ebraica di Roma, ogni anno fa memoria della deportazione degli ebrei romani ad Auschwitz. Recuperate le candele usate per la marcia del 2009, queste sono state frammentate e assemblate per un totale di 1017 pezzi, tanti quanti gli ebrei che quel 16 ottobre del ’43 furono razziati da Roma e deportati *. Solo 15 sono colorate ed indicano coloro che tornarono vivi. Una sola è blu, e rappresenta l’unica donna superstite ovvero Settimia Spizzichino, che per tanti anni partecipò alla marcia della memoria.

* da G. Rigano, Roma 16 ottobre 1943: anatomia di una deportazione, Milano 2006; secondo L. Picciotto, Il libro della Memoria, Milano 2002, i deportati furono 1023.

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