Diario e pensiero resistente

Diario e pensiero resistente di Rosa Rodriguez

Marzo – Aprile – Maggio  2020

profilo Facebook Carmen Antonia

Di seguito il diario resistente che Rosa sta scrivendo sul suo profilo Facebook, durante questo periodo di quarantena, sono pensieri, riflessioni, ricordi e poesie.

17 maggio

ULTIMO GIORNO DELLA QUARENTENA

Ed è una bella domenica con tante cose importanti nella mia vita.

Non solo le porte aperte, ma, l’articolo sulla Cotogni nel giornale Quotidiano Molise, grazie Anna, le poesie di Maurizio, le parole di Marilena, che quando le ho detto che tornavamo alla Cotogni a sistemare tutto mi ha detto: peccato che sono lontana, se no

verrei anch’io. E oggi chiudo il mio diario.
Ringraziando tutti i poeti che mi hanno prestato parole ed emozioni e ad Alessia e Andrea che oltre al affetto mi hanno portato la spesa, al caro Gianni che passava nei giorni più duri con la macchina, per vedermi al balcone, a Patrizia che ha condiviso ogni giorno di lontananza. 
Un beso a tutti voi che mi avete letto e commentato, creando una catena ininterrotta di pensieri e sentimenti. 
Si aprono le porte e noi usciamo. Preoccupati per il futuro, ma più maturi di prima per
viverlo, arricchiti dagli amici che ci hanno accompagnato e felici per affetti e vicinanze 
che a volte la fretta non ci lasciava approfondire. 
Ho fatto tesoro d’ogni parola vostra che metto nel cassetto delle cose belle che intendo non perdere.
Grazie, una volta in più con le parole del poeta, che mi dicono che voi siete stati una 
meravigliosa invasione d’idee e di affetti.

INVASIONE

Ci sono esseri che si istallano per sempre

e crescono dentro me in parole,

gesti, attitudini, visi fondamentali

che arrivano a darmi nuova vita.

A volte si divertono creandomi idee,

mi obbligano a lottare ogni giorno,

mi avvicinano all’ amico, all’amore,

al passato presente, attivo, perdurabile, eterno,

mi danno le bandiere e mi segnano le feste.

Non so se scrivo io o dettano loro,

e adesso sto pensando

che i miei amici interiori 

sono una moltitudine 

e dentro di me, non ho più posto

per i miei problemi personali.

Hamlet Lima Quintana.

DIARIO DI MAGGIO

Davanti alla porta, che aprirò domani, con tutte le buone intenzioni e le promesse che mi sono fatte in questi mesi, e che chiaramente cercherò di mantenere, di non dimenticare, ma si sa che la memoria non sempre è un elemento che portiamo nel futuro.

TEORIA DEI BUONI DESIDERI

Che non ti manchi il tempo

per mangiare con gli amici,

condividere il pane,

riconoscersi con uno sguardo.

Desidero, che la notte

ti si trasformi in musica 

ed il tuo tavolo in un lungo 

suono di campane.

Che nulla ti distragga 

che nulla ti disturbi 

che sempre lasci qualcosa

di oggi per domani.

E che te, lo sappia dare

per annaffiare le piante,

per tagliare la legna,

per accendere il fuoco, 

per vincere la lotta,

perché tu sia in pace.

Che è questo l’importante lavoro

che mi sono imposto questa notte,

fratello mio.

Hamlet Lima Quintana

·

15 maggio

DIARIO IN LUTTO

“Diventare migliori è una scelta, non una conseguenza, richiede un impegno forte con sé stessi. Star chiusi in casa non basta. Questa retorica vuota che ci circonda è insopportabile. Così come tanta cattiveria sparsa nel web, l’ottuso comportamento di chi vuole apparire ad ogni costo “

EZIO BOSSO.

Se ne é andato un grande. Un grande musicista, un grande talento, un figlio della classe operaia, e come diceva lui stesso 

“un figlio d’operaio non può fare il direttore d’orchestra “, ma lui lo ha fatto, superando tante sofferenze, tanti pregiudizi, tante lotte non solo per la sua evidente disabilità. 

Se ne è andato un esempio, e lo vogliamo ricordare senza la retorica vuota che non amava.

Adiós Maestro, oggi la Cotogni si sente molto più sola.

14 maggio

Caro Maurizio, sono passati due anni di questo bellissimo regalo. La Cotogni onorata, io lo conservo fra i doni importanti, quelli che il tempo rende più belli.

Classe lirica, il suono del Sud del mondo

Un soffio, 

la chitarra e anche il pianoforte,

dove cadono le cicche dei soldati americani e si nascondono le idee dei latini, degli schiavi e dei poeti,

al sud del mondo
nella memoria pura.

Riverbera la vita
dove i potenti non si chinano e i proletari fanno l’amore con la sofferenza, 
sì, fanno l’amore,

si fanno folklore
nonostante il dolore.

Nella cantina dove i ragni custodiscono il vino, le lettere, le tessere di partito,
i partigiani nascondono i valori.

Smazzano le carte i maestri,
spacciano doni
e dal cesto dei fiori di campo escono le arti,
frecce dorate che qualcuno suonerà per noi.

Viene dalla strada la speranza
ed è timida ma matura,
insegna il lavoro dell’essere a chi cerca diletto, ma come il resto del mondo ha scordato sé stesso.

Sono semi le parole,
cadono, piovono,
splendono ribelli, 
col gesto di un cantante che chiude gli occhi 
davanti a detenuti senza giustizia,
prima degli applausi,
tra i gesti e l’orizzonte 
tra la voce e il popolo.
La saliva scende giù,
il serpente piumato va a fuoco,
sale e si trasforma in una stella.


Prima dei coloni,
scalda il freddo silenzio,
sforza il cuore nel vestire il coraggio,
come riprendersi il proprio nome dopo l’esilio.
Si trova nel basso ventre della terra,
la poesia,
tra gli indiani e i bambini,
a Salta e a Primavalle,
nel rosso dei fazzoletti al collo e nel grasso delle tute delle fabbriche occupate,
dove il paesaggio è antifascista,
la penna indipendente, il ballo felicemente antistituzionale,
le radici meticce e sviluppate ai lati,
perché non c’è più niente sotto,
se non il sangue e l’acqua dell’umanità.
È il nido del linguaggio.
Perché canti?
L’ho sempre fatto, 
volevo vederti felice per qualcosa di cui essere felice, 
perché puoi amare,
andargli contro, alla dittatura dell’ignoranza,
lottare,
essere noi.
In festa,
in prigione, lontano,
sotto tortura,
ma, gioia mia,
libero nell’essere umano.

A Rosa e all’Associazione Cotogni

P.d.N.

14 maggio

DIARIO DELLA FASE 2

“Non esiste per l’uomo possibilità di ricominciare senza valersi dell’esperienza raggiunta al momento stesso in cui ricomincia. Vi è un progresso tecnico dal quale non possiamo mai prescindere. 

Anche le conquiste della decadenza sono conquiste. Sono acquisite senza rimedio, e sono da scontare fino in fondo, con la fine che esse rappresentano, in ogni principio “

Elio Vittorini.

Ed è questo ricominciare, che oggi mi preoccupa. Perché non sarà (almeno per tutti), un partire da dove abbiamo lasciato.

Saranno cambiati tanti presupposti economici, organizzazione del lavoro, del commercio, della stessa possibilità di spostarsi e dovremo inventarci una nuova maniera di vivere.

Però, per far questo è necessario un cambiamento in ognuno di noi.

E non è facile né scontato.

Non basterà adattarsi, bisognerà reinventare un nuovo modo di vedere la realtà, non solo imposto dalla necessità, ma spinto da una situazione, a livello globale, diventata insostenibile.

 Lo sapevamo che, prima o poi ci sarebbe toccato fare i conti con la realtà. E adesso quel momento è arrivato. E sento che forse non sono pronta ma, è inutile la storia non ascolta ragioni, va avanti e non ci aspetta. Ed è questo il tempo della creatività, dell’inventarsi, del crescere e di credere.

E ho la paura di non essere all’altezza, e la fiducia che ci proverò con la mente e con il cuore, e so che non sarò sola in questa battaglia di civiltà. Abbiamo un conto in sospeso con il l futuro, ed è arrivato il momento di saldarlo. 

13 maggio

DIARIO DEL GIORNO

Perché da qui in avanti

bisogna stare attenti,

non perdere nemmeno un attimo, né un giorno, né un istante.
Quello che abbiamo fatto ieri, non basta

è stato un buon inizio.

La storia ripetuta 

costruisce disgrazia.

Ed è cerchia temibile

di angoscia condivisa.

Sempre è stata la vita

un atto irripetibile.

Per questo tutti i pensieri 

devono essere più veloci. 

Difendere il sorriso,

curare ogni elemento

per raccontare soltanto

l’anima dell’allegria.

E se la vita passa

ripetendo ogni giorno,

bisogna cambiare la sua musica, 

i canti, il cemento

per una nuova casa 

dove inventare la vita.

Perché oggi ho capito

che tutto è prevedibile,

l’incerto ed il possibile,

il figlio e la placenta. 

Perché la vita crea,

ma è irripetibile.

Hamlet Lima Quintana.

Perché oggi, davanti ai giudizi poco generosi, al nostro volere sempre dire la nostra, 

al nostro un po’ calpestare sentimenti e situazioni, penso sia molto meglio lasciare

parlare la poesia. 

Buona giornata!

12 maggio

DIARIO DELLA FASE 2

” Forse l’etica è una scienza scomparsa nel mondo intero. Non è importante, dovremo inventarla un’altra volta “

Jorge Luis Borges argentino.

Oggi, più che mai, dopo questa esperienza che stiamo vivendo, aspettando che finisca bene, abbiamo bisogno di recuperare un’etica del vivere. Una nuova, che non si ottiene inseguendo solo il benessere materiale o le gratificazioni personali, ma che si costruisce migliorando le nostre qualità, dedicando più tempo alle persone che amiamo e costruendo relazioni personali più profonde.

E non credo sia un progetto fondato sull’utopia, ma semplice realismo. Dopo 2 mesi di chiusura, in un mondo diventato ostile e pericoloso, soli con noi o con i nostri cari, con paure nuove e sconosciute, certezze dimezzate vogliamo 

ripartire. Ma, non è poi così facile confrontarsi con un mondo che, nel frattempo e a nostra insaputa, è cambiato.

La cosa importante oggi, è fissare l’indirizzo, le nuove priorità. Bisognerà essere testardi nella strategia e flessibili nella tattica.

Veri militanti della vita

Essere militanti è questo:

non cedere,

non tacere,

non concedere, 

non rassegnarsi, 

non abbandonare l’altro

è caricarsi il suo zaino

se lui ne ha bisogno. 

Essere militanti è non arrendersi mai.

Essere militanti è non perdere mai la speranza.

Ernesto Jáuretche, argentino.

11 maggio

DIARIO DEL LUNEDÌ

Bisogna scalare la montagna

arrivare alla luce,

dare un senso ad ogni passo,
apprezzare la semplicità d’ogni cosa,
svegliarsi ogni giorno con un inno.
Bisogna salire per la strada larga,
lasciare indietro l’orrore e le sconfitte 
e quando arriveremo cantando alla vetta 
allungare le mani fino a terra
per aiutare tutti quelli che sono rimasti indietro.

 Hamlet Lima Quintana

Inizia per tutti noi, una settimana importante, impegnativa, ci serve la poesia per indicarci la strada da seguire. 

Buona settiman !!!

10 maggio

DIARIO CON I POETI

Abbiamo bisogno d’un amico

non è necessario che sia uomo, 

basterà che sia umano,
che abbia sentimenti, 
basta che abbia un cuore.

È necessario che sappia parlare e tacere

ma soprattutto che sappia ascoltare.

Deve amare la poesia,

l’alba, gli uccelli, il sole,

la luna, il canto, i venti,

e tutte le canzoni che porta la brezza.

Deve tenere un ideale e paura di perderlo

e se non fosse così, deve sentire il grande vuoto che questo lascia.

Abbiamo bisogno di un amico per non impazzire per raccontargli quello che ci è successo di bello e di triste quel giorno, delle speranze e delle realizzazioni, dei nostri sogni e delle nostre realtà.

Abbiamo bisogno d’un amico che ci dica che vale la pena vivere non perché la vita è bella, ma perché siamo insieme. 

Per non vivere guardando solo al passato

alla ricerca di memorie perdute. 

Che ci abbracci, sorridendo o piangendo,

ma che ci chiami amico, per avere la coscienza che ancora siamo vivi.

VINICIUS DE MORAES 

Poeta brasiliano

Buona domenica!

9 maggio

DIARIO CONSAPEVOLE

La lotta per la musica, il canto, la libertà d’espressione, i diritti e la cultura, sempre ha avuto vittime e martiri. Però è molto doloroso confrontarsi con l’attualità ed il ripetersi del dolore e della tragedia. La modalità è la stessa: silenziare ogni voce. Cambiano i paesi, le lingue, passano gli anni, ma resta l’aggressione come arma, la paura del confronto, la repressione e la violenza. E noi continuiamo la lotta contro i mulini a vento, i giganti d’oggi, con un Don Chisciotte di nome Cotogni, noi come il semplice Sancho Panza, cavalchiamo il Ronzinante dei nostri sogni: la lotta per una cultura per tutti, che ci faccia non solo più colti, ma soprattutto più liberi.Ma con la rigorosa libertà di agire con responsabilità e saggezza per il bene e la libertà di tutti, non come un solo bisogno personale. E soprattutto non soli, ma con tutti i Chisciotte della terra.

8 maggio

DIARIO TRISTEZZA

Oggi, non ho più parole, mi ribello con il silenzio per quelle 3 morti ingiuste.

Morti per cantare, come molti dei nostri, per pensare, per ribellarsi, per onorare la vita.

E sento inutile la retorica del non vi dimenticheremo, o anche le buone intenzioni del porteremo le vostre bandiere. Ci aspettano ben altre prove in questo momento storico ed è più onesto dirvi:faremo il possibile. Almeno io vi dico: farò tutto quello che posso per non abbandonare il nostro sogno, compañeros, sia nel canto che nella vita

LA COTOGNI STA IN LUTTO

Sono morti

Helin Bolek, cantante

Mustafa Kocak tastierista
Ibrahim Gokcek bassista

Del gruppo musicale turco GRUP YORUM

Questi musicisti sono morti per lo sciopero della fame, fatto nella loro lotta

per la cultura e la libertà di espressione.

Hanno dato la vita per la causa della cultura, non basta piangerli, raccoglieremmo 

e faremo nostre le loro bandiere.

Para eterna memoria

Rosa Rodriguez

7 maggio

DIARIO ODIERNO LA COTOGNI

“È molto triste, non aver potuto parlare per tutti quelli che, dimenticarono il canto “

Alejandra Pizarnik , argentina.

Sarà forse perché in questa rinascita epocale, abbiamo lasciato fuori, in un angolo, 

totalmente dimenticata la realtà culturale?

Sarà perché la Germania ieri, ha definito la cultura bene di prima necessità? 

Sarà perché non è stata mai molto considerata la musica, la poesia, il teatro, il canto prodotto nelle associazioni culturali, nelle feste di paese, sui muri, nelle strade?

O saranno invece i frutti avvelenati del detto d’un ministro, che anni fa disse: “con la cultura non si mangia “.

Non è la poca considerazione che ci ferisce, è la NON considerazione d’una realtà che esiste, realtà che ha fatto grande l ‘Italia nel mondo, e che oggi che abbiamo davanti un lungo tempo di ricostruzione, è più che mai necessaria. Abbiamo bisogno di cultura per opporsi allo spreco delle risorse umane ed economiche, per coltivare passioni, per valorizzare lo spirito e per dare un senso ai sacrifici che una nuova situazione ci chiederà. 

Per capire che si può vivere con meno risorse ed essere più ricco. Per rispettare la natura, l’ambiente, e per non fare di un lavoratore che fa bene il suo lavoro, un eroe ma semplicemente vedere in lui un esempio da seguire. Per tutte queste cose serve la cultura e sarà bene, che quelli che ci governano 

non lo dimentichino. 

6 maggio

DIARIO PENSANTE

La rosa s’apre, la rosa

appassisce senza sapere

quello che fa.
Basta un profumo
di rosa
smarrito in un carcere
perché nel cuore
del carcerato
urlino tutte le ingiustizie 
del mondo
HO -CHI-MIN

Mi domando:

cosa chi ha lasciato questa lunga solitudine?

oltre, chiaro alla voglia di sole, di abbracci, di chiacchiere e di volti amici.

Ci ha lasciato la voglia di ricominciare, di pensare al futuro incerto, di capire quali

sono le cose essenziali da vivere in un modo meno scontato e prevedibile.

Non è da tutti l’utopia di cambiare il mondo, e questa voglia non te la può dare

la pandemia, ma penso che ognuno di noi, si possa permettere la sovversiva voglia di vedere le piccole cose che, ogni giorno possiamo cambiare, non solo per l’ambiente, ma anche come ecologia della nostra mente. 

E alla domanda:

Cosa chi ha lasciato questa lunga solitudine?

possiamo rispondere:

Ci ha lasciato la voglia di cantare e di cambiare.

5 maggio

Se per la libertà non sono pronto
è forse mia la colpa?
Quando io stavo in fabbrica
libertà non ce n’era.

Cos’è la libertà?
Pozzo dei desideri?
O piuttosto occuparsi
dopo gli altri, di sé?

Anch’io l’ho fin qui attesa,
per tanti lunghi giorni
ho sofferto e tremato:
ora è qui, ed io non sono pronto.
Wladimir Kornilov

In questi tempi di furia, mi è necessario parlare con la voce della poesia.
Perché è difficile chiarire, anche a me stessa, i sentimenti, le paure e le incertezze
del: finalmente aprire la porta ed uscire.
Perché la casa è diventata una gabbia ed un rifugio. Ero prigioniera d’un male
sconosciuto, ma mi sentivo protetta fra le sue mura. Adesso ho la possibilità di uscire. Fra tanti divieti, non per vedere gli amici
( evidentemente , chi ha deciso questo, non ha mai avuto un vero amico) regole a volte poco chiare e tante raccomandazioni.
Adesso tocca a noi. Al nostro senso civico. Alla nostra capacità di essere cittadini,
non sudditi.
E non è mica facile, prendersi la responsabilità della propria vita, uscire, vivere, avere cura di noi, non abbiamo nuove regole interiori, e questo ci fa paura, ma sarà
sicuramente, solo oggi, perché dopo il sole, l’aria, l’idea stessa del camminare, di costruire la vita, il lavoro, ci dà la forza della speranza.
E quella ci rende si, consapevoli delle difficoltà, ma sicuri che tutti insieme canteremo contro ogni ostacolo, e questa sarà la vera libertà

4 maggio

Agli amici, a tutte le persone che hanno passato e passano per la mia vita, dandomi 

il coraggio e la forza nella lotta per una cultura che ci faccia essere persone che pensano, cittadini responsabili e soprattutto esseri umani con senso della solidarietà. 

Come diceva Elio Vittorini:
”Uomini che sanno dare, in un mondo di uomini che solo prendono “
Buona settimana!

Se un giorno tornerò alla vita

la mia casa non avrà chiavi

sempre aperta, come il mare,

il sole e l’aria.

Che entrino la notte e il giorno,

la pioggia azzurra, la sera,

il pane rosso dell’aurora, 

la luna, mia dolce amante.

Che l’amicizia non trattenga

il suo passo sulla soglia,

né la rondine il suo volo,

né l’amore le labbra.

Nessuno

La mia casa e il mio cuore

mai chiusi, che passino

gli uccelli, gli amici,

il sole e l’aria.

MARCOS ANA.

3 maggio

LA GABBIA

Fuori c’è il sole.

È soltanto un sole ma gli uomini lo guardano
e poi cantano.
Io non so cosa è il sole. 
Io so la melodia dell’angelo e l’omelia calda
dell’ultimo vento.
Posso urlare fino all’alba quando la morte
si posa nuda nella mia ombra.
Io piango sotto il mio nome.
Io muovo fazzoletti nella notte
e le navi con sete di realtà ballano 
insieme a me.
Io nascondo chiodi per colpire i miei sogni
malati.
Fuori c’è il sole.
Ma io mi vesto di cenere.

Alejandra Pizarnik 
Poetessa argentina.

Adesso pensiamo a uscire della gabbia, passiamo dal quando al come, siamo ansiosi di camminare, di uscire al sole, di vivere.

Apriremo le porte di casa, carichi di incertezze, con un zaino pieno di tante paure diverse, ma spero con la speranza e con qualche certezza di vita in più. 

Buona domenica!

2 maggio

 “In tempi di incertezza e delusione sociale è imprescindibile creare progetti insieme ad altri, per potere, in questo modo pianificare

LA SPERANZA DI TUTTI, non solo la nostra “

Enrique Pichón Riviere

Pianificare la speranza di tutti, è un progetto grande, importante, e non si sa, se ne saremo capaci. Ma la Cotogni ci prova. Con tutti quelli che vorranno condividere con noi questa meravigliosa avventura di crescita, di partecipazione, di fratellanza. 

Sulle macerie d’un vecchio modo di vedere la cultura, i rapporti umani, la solidarietà. 

Con la coscienza di farlo per tutti quelli che sono rimasti vittime di questa tragedia, per i loro cari, contro l’oblio, l’indifferenza, l’individualismo, noi ci siamo.

Dovremo meritare una società migliore, guardare la natura con rispetto, riprogrammare i nostri consumi, considerare di più il lavoro di chi per bisogno, viene condannato a lavorare senza essere rispettato. È una grande impresa cambiare.

Ma sono sicura che valga la pena.

La Cotogni é nata per recuperare la grande cultura del canto italiano.

Oggi la scommessa è, anche, recuperare l’umanità dimenticata, la capacità di sacrificio e la speranza nel futuro.

BUON PRIMO MAGGIO A TUTTI!

“Perché tutti insieme, lavoratori, studenti, uomini di tutte le ideologie, di tutte le religioni

con le nostre logiche differenze, sappiano unirsi per costruire una società più giusta, dove l’uomo non sia più il lupo dell’uomo, ma il suo compagno e il suo fratello “
AGUSTIN TOSCO
grande sindacalista argentino

Sono sicura che mai abbiamo sentito così profondamente questo giorno.

Celebriamo il lavoro in un paese fermo, senza certezze…Senza lavoro…

Ma, per questo, oggi lo facciamo con un sentimento che dà valore ad un bene, spesso 

considerato come “guadagnarsi il pane ” e che è, invece, il nostro contributo al bene comune, il legame che ci unisce alla costruzione del benessere di tutti. Quello che ci dà dignità. Oggi, sentiamo la sua perdita, come la perdita stessa della nostra libertà.

Davanti alle grandi catastrofi della storia, veniamo chiamati a resistere e capiamo

che non ci sono frontiere che possano fermare una pandemia, né vittime che 

possano valere meno delle altre.

Resistenza e solidarietà!

“Lavoratori del mondo, unitevi “

·30 aprile

” Ci sono giorni

in cui ci svegliamo

credendo di stare a testa in giù. 

disorientati per le cose che succedono.

Non bisogna deprimersi
è meglio approfittare
di questa circostanza,
per fare una passeggiata illuminata
camminando nel cielo”
Hamlet Lima Quintana 
Poeta della Cotogni, ci guarda dal muro dell’associazione, nel bel ritratto che ci regaló Beti Alonso.

Ci sono giorni…

ormai da tanti giorni, succede che non contiamo più i giorni.

Non ci sono passeggiate e abbracci, chi lo avrebbe mai pensato…..che gli abbracci 

sarebbero diventati sovversivi !

Perché il più povero dei poveri, poteva scaldarsi al calore d’una mano tesa, d’un bacio, d’una tenerezza consolatoria. 

E anche quando per la fretta, il braccio non si apriva verso l’altro, per noi era normale.

Oggi, capiamo che ci pesano gli abbracci non dati, le parole non dette, l’ascolto

distratto, gli sguardi che in fondo non guardavano. 

E quando tutto questo tempo di furia, sarà un ricordo, voglio recuperare il tempo 

della tenerezza, dell’amicizia, del cuore.

Perché come diceva Cesare Zavattini, il grande poeta dell’immagine:

“voglio vivere in un paese dove Buon Giorno, voglia dire esattamente 

BUON GIORNO 

29 aprile

O caro don Chisciotte, o Cavaliere della Triste Figura girate il mondo in cerca d’avventura, con Ronzinante e Sancho il tuo scudiere, pronto a combattere senza paura

per ogni causa pura.

Maghi e stregoni ti facevano guerra,
e le pale incantate dei mulini
ti gettavano a terra;
ma tu, con le ossa rotte,
nobile don Chisciotte, 
in sella rimontavi e, lancia in resta,
tornavi a farti rompere la testa.
In cuore abbiamo tutti un Cavaliere 
pieno di coraggio, 
pronto a rimettersi sempre in viaggio, 
e uno scudiero sonnolento, 
che ha paura dei mulini a vento. 
Ma se la causa è giusta, fammi un segno,
perché, – magari con una spada di legno -
andiamo, Don Chisciotte, io son con te!

GIANNI RODARI

Oggi ho capito che anche noi abbiamo paura dei mulini a vento.

Delle parole che ascoltiamo e soprattutto, di quelle che non ascoltiamo. 

Abbiamo tutti in fondo al cuore un Cavaliere pieno di coraggio, ma siamo disarmati.

Perché la nostra forza è la motivazione, il sapere che quello che facciamo ha

un senso, o che è un tentativo, perché in questo momento non ci sono certezze.

Ma, una ragione semplice, chiara e sincera, ci aiuterebbe ad iniziare ogni giorno

con rinnovata fiducia.

Magari con le ossa rotte, ma pronti a rimettersi in piedi per rivendicare così, la 

nostra identità di cittadini, capaci di guardare la realtà ed agire per il bene comune.

A questo punto potremo dire:

Andiamo don Chisciotte, siamo con te!

28 aprile

“Oggi è il giorno più bello della nostra vita. 

Caro Sancho, gli ostacoli più grandi sono le nostre proprie indecisioni, il nostro nemico più forte, la paura del potente e noi stessi, la cosa più facile, sbagliare, la più distruttiva la menzogna e l’egoismo, la peggiore sconfitta lo scoraggiamento, i difetti più pericolosi

la superbia e il rancore, la sensazione più bella, la buona coscienza, lo sforzo per 
essere migliori senza essere perfetti, e soprattutto la voglia di fare il bene e combattere l’ingiustizia ovunque essa sia “
DON CHISCIOTTE 
Miguel de Cervantes

È chiaro che noi non siamo don Chisciotte, e che ogni giorno tutto ci costa un po’ di più, nel pensare ed attuare la nostra vita. 

Penso che in questo momento parole, poesie, pensieri ed amici, siano il nostro più grande tesoro. E si sa che condividendo, tutto si moltiplica. E può essere vero, lo è senza dubbio, che non tutti possiamo essere don Chisciotte, sono sicura che tutti noi, possiamo e dobbiamo essere Sancho Panza

Buona giornata a tutti i resistenti.

27 aprile

DIARIO E PENSIERO RESISTENTE?

 Probabilmente, questa mattina, ci siamo resi conto, che siamo stanchi.

Delusi, non tanto per le parole non dette, o le misure che cambiano poco la nostra vita attuale, ma soprattutto, perché sentiamo che questa battaglia è qualcosa in più che le cifre che ogni giorno ci danno, che dovrebbero testimoniare l’andamento di questa crisi. Un mese fa, ci dicevamo che non potevamo permetterci panico o depressione, che dovevamo essere forti, evitando pianti, ansie e debolezze. Così facendo, dovevamo trasmettere la nostra forza agli altri.
E avevamo buone ragioni, era un debito, per i tanti morti, che non abbiamo potuto salutare, per i medici e i sanitari che rischiano la vita, per i bambini e i giovani, ai quali dobbiamo dare l’esempio.
Tutte buone ragioni, nobili ci sentivamo la responsabilità di diffondere coraggio. 
Ma sono passati i giorni, i mesi, e oggi ci domandiamo: basterà il nostro sacrificio? Che prezzo pagheremo per questa amara medicina? Solo questo si può fare?
Non abbiamo le risposte, ma abbiamo bisogno di credere per lottare.
E ci dovete dare le ragioni, così dopo noi, ce ne faremo una ragione.


.

Dipinta, non vuota:

dipinta ho la mia casa

del colore delle grandi

passioni e disgrazie

L’odio è più leggero 

dietro la finestra.

Sarà una lotta lunga .

Lasciami la speranza.

Miguel Hernández

26 aprile

Sopra i miei rifugi infranti

Sopra i miei fari crollati

Sui muri del mio tedioScrivo il tuo nome.Sull’assenza che non chiedeSulla nuda solitudineSui gradini della morteScrivo il tuo nome Sul vigore ritornatoSul pericolo svanitoSull’immemore speranza Scrivo il tuo nomeE in virtù d’una parolaRicomincio la mia vitaSono nato per conoscertiPer chiamarti LIBERTÀ

Paul Èluard

Ieri abbiamo ricordato la libertà. 

Probabilmente con una sincerità, che la retorica inevitabile, non ha potuto intaccare.

Perché 75 anni dopo, quello che ritenevamo un “nostro” diritto sacrosanto, viene a meno.

E non per mano dell’uomo, contro chi potremmo lottare, come a suo tempo hanno lottato altri uomini e donne per averla e lasciarla a noi. No, per un elemento sconosciuto: il virus. E se all’inizio, come i bambini che fanno i capricci, abbiamo cercato di evadere, di uscire, di minimizzare, dopo abbiamo capito che il problema è molto serio. Serio per la nostra salute, per l’economia, per il futuro. 

E dopo, pensando all’immediato che verrà, abbiamo sentito la perdita della nostra libertà. 

Si, per prima volta, è venuto fuori un valore che, abbiamo creduto fosse nostro per sempre. Mio padre mi diceva:

“Ricordati che la libertà, è solo una questione di lunghezza di catene”

Certo c’è chi c’è l’ha più lunga e tanti popoli che ancora portano le corte catene della fame, del razzismo, della discriminazione. 

Credo che da oggi, per onorare il nostro impegno di ieri, dobbiamo ripensare il concetto stesso di libertà. 

Per avvalorare di più la nostra, e sopratutto per non trovare inevitabile che altri popoli,

altri esseri umani come noi, siano legati con strette catene, perché NOI possiamo 

essere liberi.

25 aprile

Sono passati 75 anni dal giorno della liberazione, data in cui l’Italia fu libera,

grazie alla lotta di tanti uomini e donne che, generosamente si sacrificarono per un ideale di giustizia e libertà. 

Per tutti noi della Cotogni c’é un nome fra tutti NICOLA UGO STAME, tenore, partigiano, ucciso alle Fosse Ardeatine. 

Per lui e per tutti i caduti, non si spegnerà mai il lume della memoria. NUNCA MÁS.

24 aprile

Il tempo della creatività

C’è un tempo nella vita di tutti noi, che spesso dà senso a tutto il tempo che passiamo fra doveri, abitudini ed impegni d’ogni giorno. 

È il tempo della creatività, delle risorse dello spirito. È la scoperta delle nostre possibilità nascoste, quelle che si esprimono in tanti modi diversi, dai più semplici, come il contadino che risolve un problema nel suo lavoro, alla casalinga in cucina o quella che lavora a maglia, fino allo scienziato che scopre i misteri del cosmo. 
Tutti abbiamo bisogno di liberare risorse interiori, come decompressione per chi vive in una società che soffoca e ci impone valori che, ci impediscono di essere.

Questo scrivevo un anno fa……e sembrava una ricerca un po’ intellettuale, importante, forse per chi è del mestiere o lavora nella cultura, che è l’elemento che arricchisce ma, che si sa non dà da mangiare.

La cultura e la creatività sembravano un esercizio da fare quando si ha tempo, tra il lavoro, la palestra, i tanti impegni.

Dal 10 di marzo, tutto quell’equilibrio è scomparso. Le nostre sicurezze, la nostra routine, i nostri bisogni, sono impietosamente cambiati. Tutto il giorno a casa, chiusi, con il nostro tempo che si è dilatato, tra nuovi impegni, nuove paure e tanta incertezza. 

Ed è qui, che abbiamo scoperto il valore della creatività, per inventarsi ogni giorno stimoli,

motivi, lavori casalinghi, fiabe per bambini, racconti di vita che, forse, non avevamo il tempo di ricordare. 

Perché dopo scoperta, la creatività, dovrà aprire insieme a noi la porta della nostra casa, e non dovrà rimanere mai fuori della nostra vita. È una scommessa di crescita, di valori, di scoperta di una nuova realtà. 

Perché in natura, niente rimane così com’era.

O cresce o muore. E noi siamo e vogliamo essere militanti della vita.

23 aprile

Oggi 23 aprile, questo diario resistente, ha contato 40 pagine.

Un lungo e difficile percorso che non ho percorso da sola. C’era sempre con me la Cotogni, i cotogniani, gli amici vicini e lontani, ma, sempre vicini e soprattutto mi hanno fatto compagnia i poeti.

Si, ho usato le loro parole per esprimere quello che non sapevo dire, ma che sentivo esento intensamente, direi che questo è stato ed è il tempo di sentire.La poesia è stata una guida in questi giorni di solitudine, e gli amici chiaro, che mi hannoscritto, telefonato, aiutato e soprattutto con la loro preoccupazione per me (sono sempreuna vecchietta) dato tanto affetto. Tutti loro insieme mi danno ogni giorno la forza di continuare questa resistenza per una cultura che ci renda liberi di pensare e che ci liberi di tante paure.Ai miei amati poeti assenti, ma mai dimenticati, aggiungo un poeta presente nella mia vita, nella Cotogni e spero in tanti progetti futuri, Maurizio, un poeta del futuro.Loro sono la parola, Patrizia è stata l’immagine, che con i suoi video, ha fatto che mi sentissi più vicina ad ognuno di voi.Grazie a tutti, sono sicura che dopo questa dura prova, saremo più capaci di apprezzare la poesia, l’amicizia, l’affetto e la gratitudine. Mi hanno prestato le loro parole, mi hanno incoraggiato e regalato tanta bellezza e serenità: Julius, Eladia, Carmen, Miguel, Bertrand, Armando, Il padre di Muniek, Josè, Bertold, Salvador, Lev, Ana, Maria, Juan, Primo, Miriam, Eduardo, Hamlet, Marcos, Marcos Ana, Luis, Raul e Vincent.

22 aprile

Oggi è un giorno di pioggia.

Un giorno come questo, 7 anni fa, se ne andava don Andrea Gallo, un caro amico, una forza che mi dava forza.E oggi sento che ho bisogno della sua forza. Perché a volte, non bastano i motivi della responsabilità, dell’età, del proprio percorso di vita, son necessari altri motori. E ho capito che ho assoluto bisogno di cantare. Perché il canto è, ed è stato la religione della mia vita, e quando al canto ho aggiunto,questa voglia, mai passata, di lottare per un mondo più giusto, mi sono sentita una donna realizzata.Non era la fama, mai arrivata, solo un discreto percorso artistico, interrotto nel 1974, per il mio lavoro nel Sindacato, non era nemmeno la gratificazione di sentirmi“una che lotta, e paga per le sue scelte”, no, non era questo.Era che in ogni canzone che cantavo e che canto, sentivo che era giusto così, e che non c ‘era contraddizione nel mio percorso di vita.Oggi da mesi, non canto. Non suona la mia voce, dentro tutte le voci del Laboratorio e in tutte le voci dellaCotogni. E ho capito, oggi e qui che mai rinuncerò a cantare.

All’albero basta un solo uccello

per rompere la sua solitudine.

A noi, una sola canzone.

Per tutti noi, che vogliamo vedere la luce,

sarà importante impugnare una canzone.

Ed aprire gli occhi.

Hamlet Lima Quintana

21 aprile

“Il cuore dell’uomo è molto simile al mare, ha le sue tempeste, le sue maree e nelle sue profondità ha anche le sue perle”

VINCENT VAN GOGH.

Oggi il mare della nostra vita è in piena tempesta.

Abbiamo bisogno che la marea alta della solidarietà umana pulisca in noi egoismo, vittimismo e sconforto.

Dobbiamo tenere fermo il timone nella difficile quotidianità, per scoprire ogni giorno le nostre perle più nascoste, il lato più intimo e segreto di ognuno di noi. 

Buona navigazione a quelli della Cotogni, agli amici, ai tutti i marinai, e anche a quelli, tanti, che soffrono ” il mal di mare “.

20 aprile

 un lunedì di pioggia…

LEGGENDA PER UNA TOMBA ANONIMA

Ho avuto freddo nell’inverno a Vienna
mentre i nobili si riscaldavano 
e il vescovo e il signore feudale
mi colpivano con le loro censure.

Loro non esistono, non esistono, e con loro
finirono gli intrighi della invidia bigotta.
Messo in una fossa comune, avevo 35 anni!
continuo a vivere sostenuto dalla mia musica
e anche quella che raccontava momenti terribili non feriva l’orecchio di nessuno.

Solo un cane c’era al mio funerale,
un perso cane randagio.
Le faceva male la mia solitudine. 
Io Wolfgang Amadeus Mozart, bambino prodigio.

Raúl González Tuñon 

Alle tante tombe anonime di questi giorni, ad una generazione di donne e uomini che ci hanno dato, con il loro lavoro e le loro lotte, 
benessere e libertà, e che oggi non hanno un posto per ricordarli…
È necessario, e importante, costruire un grande Mausoleo per tutti loro, nel nostro cuore. Se ne sono andati soli e in silenzio. 
Ma se li porteremo con noi quando apriremo le porte delle nostre case, saremo tutti meno soli.
La Cotogni si impegna a NON DIMENTICARLI

19 aprile

Da Roma a Buenos Aires, dal sud al nord, tutto il mondo trema per il male misterioso, che ci ha levato la libertà, la possibilità di lavorare, che ha fatto strage dei più deboli e reso più poveri gli sfortunati. Siamo tutti a casa in questa bella domenica d’aprile, a guardare da lontano il risveglio della natura. Abbiamo voluto che Lei fosse a nostro servizio, oggi riprende la sua libertà, e ci trova indifesi, increduli, spaventati. 
È una bella mattina d’aprile, e siamo tutti chiusi, a domandarci: Quando finirà?
Ma il mondo che abbiamo lasciato, chiudendo la porta, non sarà, sicuramente, quello di prima. Per questo, aprire la porta, deve significare un modo diverso di vedere le persone, la natura ed il mondo, solo così i giorni di quarantena, avranno avuto un senso, e aprendo la porta, vedremo davanti a noi il futuro.

BUONA DOMENICA A TUTTI!

18 aprile

Oggi 18 aprile 2020, parliamo di immigrati, si perché forse oggi abbiamo capito, che con il loro lavoro, non rubato a nessuno, la nostra vita è più facile. 

Raccolgono la frutta e la verdura che mangiamo, fanno i lavori più pesanti, sono pagati male e non hanno nessuna sicurezza.

Fuggono da guerre, da povertà, da ingiustizia, sono portatori di sogni, di figli, di speranza. Sono come tutti noi, in tutto e per tutto, solo uomini e donne in cerca di salvezza. 
Anche noi siamo donne e uomini in fuga da un pericolo ignoto, da una pandemia terribile, 
ed è, e sarà molto importante che non lo dimentichiamo.


UNA VECCHIA QUESTIONE

Qui sono venuti italiani, turchi, arabi, russi, bulgari, ebrei, slovacchi, polacchi, spagnoli.

Con le dita della fame sulle guance, con la lacrima secca sullo zigomo, con la schiena stanca del fucile, del bastone poliziesco.

Qui sono venuti, si, i gringos, gli stranieri.

Impararono a baciare lungamente il mate,

a parlare in porteño mischiato, in guaraní.

Le loro braccia sono state nel frigorifero, per le fabbriche, e si trovarono faccia a faccia con i vecchi fantasmi, aizzati dai loro fratelli creoli che gli dicevano: “I gringos vi rubano il lavoro “

Li perseguitarono e i padroni dettarono la lègge:” È vietato, per lo straniero, giornaliero, muratore, bracciante o povero, chiedere aumento di stipendio, unirsi, lottare per la camicia, il grembiule, il cucchiaio, il cibo, la salute.

Solo ha il permesso di soffrire la fame, le bastonate e le lacrime, come i poveri di questa sporca terra.

Possono dimenticarsi poco a poco, che sono uomini. Si archivi, si pubblichi e si restituisca incatenato al suo luogo di origine “

JUAN GELMAN

Poeta argentino

17 aprile

A tutte le donne, che ogni mattina, inventano la vita, chiuse a casa.

Raccontano le fiabe ai bambini e spesso anche agli anziani genitori, senza il calore che può dare un abbraccio. .

A tutte quelle che danno coraggio ogni giorno, un saluto da tutti gli uomini:
operai, impiegati, medici, poeti…
e anche il saluto con le parole di un scrittore, immigrato, che ieri ci ha lasciato, caduto in questa tremenda battaglia che stiamo combattendo tutti e che ha cambiato, per sempre, il nostro modo di vedere e interpretare il mondo.

LE DONNE DELLA MIA GENERAZIONE 

Le donne della mia generazione sono come un pugno chiuso, che protegge con violenza la tenerezza del mondo. 

Le donne della mia generazione non urlano.

Perché hanno sconfitto il silenzio

Sono tutto e tutto sostengono. 

Perché tutto viene con i loro passi

e ci arriva e ci sorprende.

Non c’è solitudine dove guardano,

non dimenticano finché cantano.

Intellettuali dell’istinto, istinto della ragione.

Test di forza per il forte

e amorevole vitamina del debole. 

Così sono loro, le uniche, irripetibili, indispensabili, sofferte, picchiate, negate ma imbattute. 

Donne, donne, donne della mia generazione.

Grazie Lucho.

LUIS SEPULVEDA

16 aprile

” Vola solo chi osa farlo”

Adiós Luis Sepulveda, un grande della letteratura latinoamericana. 

Gracias…para eterna memoria…

16 aprile

Dalla mia casa, che non è una prigione, perché non chiude i miei sogni, alla prigione del poeta Marcos Ana, che mai ha potuto rinchiudere o far tacere il suo spirito e la 

sua poesia.

Se torno un giorno alla vita

la mia casa non avrà chiavi

Aperta sempre agli uomini

al sole e all’aria.

Che entri la notte ed il giorno 

e la pioggia blu. Il pomeriggio

Il rosso pane dell’aurora. 

La campagna: I suoi verdi alberi.

Che l’amicizia non fermi

i suoi passi nella soglia.

Né la rondine il suo volo. 

Né l’amore le sue labbra. Nessuno

La mia casa e il mio cuore

mai chiusi: aperti

agli uccelli, agli amici, 

al sole e all’aria.

MARCOS ANA

poeta spagnolo, messo in carcere quando aveva 19 anni dal franchismo, fu liberato nel 1961.

15 aprile

 “Nulla di grande, si può ottenere individualmente e con tristezza”

Marcos “Colorin ” Otaño 

Pittore argentino.

È un dato ufficiale: siamo stanchi.

Stanchi di camminare senza andare avanti. Stanchi di inventarsi una nuova quotidianità, 

che senza gli stimoli che ci dava una noiosa, apparentemente, vita di lavoro, oggi ci trova

poco capaci di combattere questa situazione senza data di scadenza.

Nulla di grande…pensiamo, certo è importante essere uniti, capire che in certe sfide, e questa è la più grande sfida che ognuno di noi, avrà vissuto, l’individualismo 

è un peso, più che una risorsa.

Ma vincere la tristezza è un’altra cosa.

Come possiamo inventarsi l’allegria?

Abbiamo cantato, tanti hanno pregato, ci siamo dato forza, abbiamo atteso una veloce soluzione…

Ma, la natura ha i suoi tempi, la scienza i suoi limiti, ed il tempo, quello che scorreva veloce per ognuno di noi, ha un suo proprio modo di scandire le ore…

Sicuramente, non possiamo inventarci l’allegria, ma possiamo sconfiggere la tristezza.

Bisogna ogni giorno, costruire la speranza.

Farlo pazientemente con gli elementi che nella nostra vita, abbiamo messo da parte. 

Le infinite risorse dello spirito, della cultura, della tradizione.

Così, condividendo le nostre esperienze con quelle degli altri, ci ritroveremo un piccolo

tesoro, da spendere ogni giorno, per cacciare la tristezza e forse anche, per inventarsi l’allegria.

Da più di un mese, siamo chiusi in casa e guardiamo il mondo da una finestra, o da un balcone.

E se nei primi giorni ci sentivamo prigionieri, e non vedevamo l’ora, anche di fare una piccola trasgressione per uscire, oggi, tanti giorni dopo, è tutto diverso.

Perché alla paura sana della malattia, del contagio ai nostri cari si è aggiunta una nuova inquietudine insieme ad una nuova domanda: come sarà il mondo, cosa troverò dietro la mia porta?
Come sarà cambiato con l’emergenza il mondo del lavoro? L’economia? Saprò adattarmi, sarò capace di trovare un nuovo equilibrio?
Sono nuove domande, e a questo punto, uscire nonostante tutto, non ci sembra che ci dia una risposta, e forse oggi la nostra casa, per quelli che ce l’hanno, ci sembra un rifugio più che una prigione. 
Ma, usciremo a lottare per la vita, per la salute, per la pace, e con la rinnovata libertà, troveremo tante risposte a domande che, per la prima volta, sentiamo urgentemente necessarie.

DA QUI IN AVANTI

Da qui in avanti

bisogna stare attenti 

non perdere né un attimo 

né un giorno, né un istante.

Quello che ieri abbiamo fatto, non basta

é stato un buon inizio.

La storia ripetuta

costruisce disgrazia

ed è cerchia temibile

di angoscia condivisa.

Sempre è stata la vita

un atto irrepetibile.

Per questo tutti i pensieri

devono andare più veloci.

Difendere il sorriso 

curare ogni elemento

per raccontare soltanto

l’anima dell’allegria.

E se la vita passa

E si ripete ogni giorno, 

cambiamo la sua musica

i canti, il cemento

per una nuova casa,

dove inventare miracoli.

Perché oggi ho capito

che tutto è prevedibile 

l’incerto e il possibile.

Il figlio e la placenta. 

Perché la vita crea

ma è irripetibile.

Hamlet Lima Quintana. 

13 aprile  ·

15 APRILE 2015

Ci lasciava Eduardo Galeano, un grande della letteratura latinoamericana.

IL CIELO E L’INFERNO

I bisonti di Altamira continuano a fuggire, la Gioconda offre ancora il suo sfrontato 

sorriso, non sono morti i fucilati che Goya dipinse e non sono neppure marciti i girasoli di Van Gogh.

Quando danno immortalità a ciò che dipingono, anche se si tratta solo di un’immortalità terrestre e mortale, gli artisti sfidano la legge divina: Dio sospetta, con ragione, che questi signori vogliano fargli concorrenza, e questo non gli piace, neanche un po’.

Il Tola Invernizzi, che è del mestiere, sa che i pittori non vanno in Cielo.

Ma nutre delle speranze.

Fonti ben informate gli raccontarono che lassù in alto, in questi ultimi giorni, sono

cambiate le leggi dell’immigrazione, e che adesso stanno concedendo delle facilitazioni. Ormai San Pietro non alza più la mano per impedirgli il passaggio:

– Lei non è stato così buono come dice –

Al contrario, il portinaio di Dio ti batte la mano sulla spalla :

– Lei non è stato così cattivo come crede –

Dice il Tola che gli dissero che la nuova politica celeste, si spiega perché il Paradiso

è rimasto quasi vuoto.

Alcune anime, le più sante, non potevano più sopportare le comodità dell’aria condizionata, sapendo che ci sono, altre anime condannate a bruciare nel fuoco, e per solidarietà hanno rinunciato al regno della salvezza gettandosi negli abissi.

La noia eterna ha spinto altre anime, non così sante, a chiedere la pensione, stanche com’erano di passare l’eternità ascoltando sempre gli stessi angioletti che suonavano sempre lo stesso concerto per arpa e sempre sulla stessa nuvola.

E altre anime, molte, hanno ceduto alla pubblicità, che dall’ inferno promette:

calore tropicale, carne alla brace, bevute gratuite, amore libero e altri stravizi.

EDUARDO GALEANO  .Adiós. .

12 aprile  ·

Alla COTOGNI, ai COTOGNIANI, a tutti quelli che in questi anni ci hanno aiutato a credere che, sia possibile lottare per una cultura diversa

SERENA PASQUA

Mai come oggi è importante celebrare la rinascita, ma deve essere anche un rinascere a nuovi valori, che diano un senso alla sofferenza, alla solitudine, all’ incertezza del futuro.

TANTI AUGURI

” Ci sono tre cose per le quali sono venuta al mondo, e ci sono tre cose che avrò nel cuore fino al giorno della mia morte:

La speranza, la determinazione e il canto” 

MIRIAM MAKEBA

11 aprile

11 aprile 1987

Moriva Primo Levi

Se ne andava un grande testimone del suo tempo, del male che spesso l’uomo fa ad altri uomini e a se stesso.

Oggi, il mondo intero combatte contro un nemico invisibile, che ha già cambiato,

ed in futuro sconvolgerà pensieri, abitudini e tutto il nostro modo di vedere la vita.

E come in ogni processo evolutivo, vincerà la capacità di adattamento di ognuno di noi.

Bisogna prendere esempio dal passato, per sognare un futuro pieno di dignità, 

che sarà sicuramente diverso, ma che ci darà la possibilità di cambiare, prima noi stessi, dopo il mondo intero.

CANTARE

Ma quando poi cominciamo a cantare,

le nostre buone canzoni insensate, 

allora avvenne che tutte le cose

furono ancora come erano state.

Un giorno non fu che un giorno:

sette fanno una settimana. 

Cosa cattiva ci parve uccidere; 

morire, una cosa lontana.

E i mesi passano piuttosto rapidi,

ma davanti ne abbiamo tanti !!!

Fummo di nuovo soltanto giovani :

non martiri, non infami, non santi.

Questo ed altro mi veniva in mente 

mentre continuavamo a cantare; 

ma erano cose come le nuvole,

e difficili da spiegare.

PRIMO LEVI

10 aprile

Il calendario della quarantena

Questo è un calendario speciale, perché le date le segnano i sentimenti.

C’è un giorno per cantare, un giorno per sognare, un giorno per la tristezza, un giorno per la nostra mancata libertà quotidiana, un giorno per la paura del futuro.
Ma non c’è il giorno della speranza.
Perché la speranza è il motore di tutta la nostra vita e perché oggi più che mai, abbiamo bisogno di sperare.

“È verità provata dall’esperienza storica, che in questo mondo, solo si ottiene il possibile, se una e un’altra volta, si lotta per l’impossibile.

Ma, per fare questo l’uomo deve essere un po’ forte e un po’ eroe.

E anche quelli fra noi, che non sono né forti né eroi devono armarsi di quella forza di cuore che evita la distruzione d’ogni speranza,

altrimenti nemmeno si potrà realizzare, quello che è attualmente possibile.

WEBER.

9 aprile

Ai lavoratori, a tutti quelli che tornano a casa con la paura…

al poeta, agli amici

L’ALBERO

Nella prima mattinata violenta, 

un uomo varca la soglia della sua casa

e l’odore dei suoi figli

gli percorre la faccia, gli oblii, l’ira,

per questo chiude la porta con doppia mandata di chiave,

e si leva la gente, i panni con cura,

spegne gli urli della sua camicia,

gli occhi del compagno che brillano nel carcere e ascolta come cammina la tenerezza nella stanza,

sotto i suoi rami, dormirà ancora una notte,

sotto i suoi rami, riposerà il giorno finale.

Juan Gelman, poeta 

Padre del poeta desaparecido Marcelo Gelman.

8 aprile  ·

Che dal passato guarda il presente…

Questa non è solo una poesia, è un manifesto per la libertà. 

Lo scrisse ANA MARIA PONCE, nella prigione clandestina dell’ESMA, in Buenos Aires nel 1977.
La portò fuori una sua compagna di prigionia. Lei non ha potuto farlo.


Ancora oggi rimane desaparecida

.

Voglio sapere come si vede il mondo,

mi sono dimenticata della sua forma,

della sua vorace bocca,

delle sue mani che distruggono.

Mi sono dimenticata della notte e del giorno,

mi sono dimenticata delle strade percorse. 

Voglio sapere come si vede il mondo.

Da tanto tempo non ci sono

e i miei occhi non si bruciano con la sua luce. 

Da tanto tempo sogno l’indicibile 

sensazione della libertà

Da tanto,

da tanto,

ma da tanto

che non ho il mio naturale sostento

di vita, d’amore, di presente…

E sono, nonostante tutto questo,

nonostante non ci creda

sto qui a mettere insieme qualche parola,

poche, infedeli parole, 

che mi lasciano ricordare 

come potrebbe vedersi il mondo.

Ana Maria PONCE.

7 aprile  ·

La solidarietà è una delle più preziose facoltà dell’anima umana.

L’uomo, impietosendosi delle sofferenze di un essere vivente, dimentica sé stesso e si immedesima nella situazione degli sventurati.

Con questo sentimento si sottrae al suo isolamento e acquista la possibilità di legare la sua esistenza a quella degli altri.
L’uomo, esercitando e sviluppando questa qualità che lo unisce agli altri, va verso una vita di condivisione, che eleva ad un livello più alto la sua coscienza e gli offre anche, la felicità interiore.
Così, la solidarietà, mentre addolcisce le sofferenze degli altri, giova ancor di più a colui che sa dare.

LEV TOLSTOJ

6 aprile

“Quello che ci dà fiducia sono i grandi valori dell’umanità. 

La certezza che questi valori prevarranno e non potranno essere distrutti”

Salvador Allende, discorso all’ONU 1972.

Oggi, cari amici, la resistenza culturale è un fatto evidente.

Si oppone alla disinformazione, agli inutili allarmismi, alle altrettanto inutili euforie…

Siamo dentro una crisi senza precedenti, e così come a noi, coglie impreparati, 

anche a tutto un sistema politico – amministrativo, coglie alla sprovvista.

Non è il momento di vane discussioni, ci tolgono la forza, quella forza 

della quale abbiamo tanto bisogno ogni giorno, per inventarsi la nostra vita.

Resistiamo con la mente e con il cuore, con gli affetti lontani, ma mai così vicini come adesso…

Dopo, con la rinascita, cercheremo di sapere la verità, e non faremo sconti.

Perché come dice il poeta:

” cantiamo perché piove sulla terra,

e siamo militanti della vita “

Mario Benedetti.

Buona settimana a tutti.

5 aprile

Un anno fa scrivevamo questo pensiero, oggi che i tempi sono molto più oscuri

continuiamo a ripetere le sue sagge parole di speranza: “La notte più lunga, eterna non è”

Bertold Brecht.

5 aprile 2019

Alla Cotogni, a tutti quelli che in questi anni hanno cantato, creduto e sognato con noi.

Si deve, comunque, cantare.

Si può cantare anche

nei tempi oscuri?
Si canterà lo stesso,
si canterà l’oscurità dei tempi.

BERTOLD BRECHT

4 aprile

Alla brigata internazionale Henry Reeve.

“Gli uomini non possono essere più perfetti che il sole.

Il sole brucia con la stessa luce che riscalda.
Il sole ha macchie. 
Gli ingrati parlano solo delle macchie.
I grati parlano della luce “

José Marti.

3 aprile

Il tempo passa. La situazione è molto grave. 

Non abbiamo smesso di cantare, ma molti di noi, lo fanno in silenzio. 

Ci richiedono responsabilità, coraggio e forza. 
Per noi stessi, che abbiamo affrontato tanti pericoli, sopportato ingiustizie e pianto
i nostri desaparecidos, si pone un imperativo morale:
Non possiamo permetterci di deprimerci, di disperare, di entrare nel panico…
In questo momento vittimismi, debolezze, ansie non ci sono concesse.
È necessario affrontare emotivamente tragedia, e cercare di dare forza agli altri. 
Lo dobbiamo a chi lotta in prima linea, ai tanti morti, a chi piange e ha paura.
Ma non possiamo dire genericamente:
Andrà tutto bene.
Perché non credo che andrà tutto bene se continua come prima, dopo,
magari portando la mascherina. 
Bisogna cambiare, perché vada tutto bene.
Ridimensionare i nostri bisogni, ridurre le nostre pretese di “primo mondo “
consumistico, indifferente all’ inquinamento, allo spreco, allo smog e alla povertà degli altri.
Non è solo un problema di buon cuore, è anche una domanda di opportunità. 
Possiamo pensare che il contagio rimarrà solo nel campo Rom?
O che farà vittime solo nelle carceri?
È un problema globale.
E la soluzione non può essere solo terapeutica.
Usciremo, si, ma molto provati nella psiche, nell’ economia, nella nostra visione
del futuro. 
Per questo cambiare, per tutti noi , non sarà più una scelta, ma un 
imperativo categorico.!

2 aprile

Non lasciare che finisca il giorno

senza avere cresciuto, almeno un po’, 

senza essere stato felice, 
senza avere alimentato i tuoi sogni.
Non lasciarti sconfiggere dalla sfiducia,
dalla paura.
Non permettere che nessuno 
ti tolga il diritto di esprimerti,
che oggi, è quasi un dovere.
Non abbandonare l’impegno 
di fare nella tua vita
qualcosa di straordinario.
Non smettere mai di credere che, 
le parole, la poesia ed il canto
possano cambiare il mondo.

B.SICA.

A tutti i Cotogniani, agli amici, a tutti quelli che lottano in prima linea…

1 aprile

“I fatti non sono mai un argomento sufficiente contro la speranza”

R.Steiner

Così, ogni giorno, armati di speranza, camminiamo dentro la nostra casa, caricati di timori, per noi e per nostri cari.
Non è facile pensare al futuro.
Non è semplice dirsi andrà tutto bene. ..
Ci vuole l’ottimismo della volontà, il senso comune dei nonni, e la certezza che,
stiamo facendo tutto quello, che possiamo fare.
E abbiamo la responsabilità individuale e collettiva, di seminare speranza nella nostra vita e nella vita di tutti quelli a noi vicini.
E sono certa che la speranza, sopravvivrà a qualsiasi virus.


Buon primo aprile a tutti!!

31 marzo

Non conto i giorni.

Mi rallegra ogni mattina ricevere le chiamate degli amici, i commenti sulla mia pagina,

i disegni che mi mandano, le canzoni nuove o vecchie che ascolto, gli abbracci 
virtuali, ma tanto, tanto calorosi..
Celebro con il cuore le chiamate di chi non sentivo da tempo e mi offre aiuto e mi da tanto affetto. La scoperta della generosità umana è stata sempre per me, la conferma, la fiducia, quello che ti da forza e ti fa credere che tutto sia possibile. 
Sarà possibile sconfiggere la malattia, sempre che all’ alzare il calice dell’allegria, non dimenticheremo tutte le vittime di questo orrore, insieme al dolore di tutti i suoi cari. 
Spero che daremo più valore alle cose che non si comprano con denaro, la solidarietà, l’affetto, il sacrificio di tanti, per assicurarci il necessario alla vita e alla nostra salute.
Voglio pensare al primo abbraccio che darò, al primo brano che canterò, e al ricordo, senza oblio, di tutti voi, che mi state e sento tanto vicini.
Grazie
Rosa

Cito il padre del mio amico Muniek, grande pittore argentino.

” Bisogna vivere ogni giorno con molta cura, 

tanto che morire sarà una ingiustizia “

30 marzo

Ogni momento della storia, ci chiede, vecchie e nuove virtù. 

Mai, come oggi credo, l’uomo è stato sfidato a dare tanto da se stesso. 

E non è facile, né scontato. 
Tutti siamo figli del nostro tempo, e abbiamo fatto nostri i valori d’una società, ci è parso a tutti noi, che ci erano dovuti.
Il benessere, i viaggi, i comfort d’una vita, sicuramente, non sempre facile,
ma che comunque, ci garantiva certezze.
Oggi, queste certezze non ci sono più. In pochi giorni, ci troviamo sprovvisti di ogni difesa. 
E vogliamo trovare colpevoli, e diventiamo agressivi, vedendo gli altri,
come possibili pericoli per la nostra salute e sopratutto per le nostre sicurezze.
Giudichiamo, non pensiamo alla sofferenza altrui e soprattutto non siamo tolleranti, credendo ognuno di noi, di avere la verità in tasca.
Questi, pero, sono tempi nuovi, e ci impongono nuovi atteggiamenti.
La gente, non è la gente, sono i nostri simili che stanno soffrendo come, e forse
qualcuno, più di noi.
Tolleranza, comprensione e solidarietà sono le nuove e vecchie virtù, che 
questo tempo ci chiede.
E tutti noi dobbiamo dire: SÌ, semplicemente….
R. R.

Parliamo della gente

della gente che passa.

Parliamo della gente 

che usano e maltrattano.

La gente non si impegna 

nelle grandi parole,

ama i suoi figli, si ama,

canta, ride, lavora,

sostiene con le mani

la lampada del giorno

e quando vede la morte

che rompe la sua porta

resiste fino all’ultima

spezzata speranza.

Parliamo della gente,

della gente che passa.

Io canto per la gente

da dietro d’una lacrima.

Armando Tejada Gomez

29 marzo

Ultima domenica di marzo.

Siamo tutti sottoposti ad una terribile prova.

Inaspettata, crudele, quasi incredibile.
Ed è inutile la vana ricerca di qualcuno a cui dare la colpa.
Non è questo il momento della colpa, ma della generosità e del coraggio. 
Lo dobbiamo ai tanti ammalati, ai loro cari e ai tanti morti.
Oggi capiamo dolorosamente, che siamo tutti uguali davanti al dolore, ma non siamo tutti uguali, come possibilità di sopravvivere a questo dolore.
Anziani, rifugiati, lavoratori stagionali, disoccupati, indigenti e i tanti
”senza fissa dimora”, ci ricordano che NON siamo tutti uguali.
E sarà buono, che dopo, passato questo tragico momento, ognuno di noi, conservi la sua memoria.

“Tre passioni, semplici, ma irresistibili, hanno governato la mia vita:

la ricerca della conoscenza, la sete d’amore ed una struggente compassione per la sofferenza dell’umanità “

Bertrand Russell

28 marzo

78 anni fa, moriva MIGUEL HERNÁNDEZ

in Alicante, Spagna, il mio amato poeta.

Morto in carcere franchista, ha lottato fino alla fine per la libertà e la giustizia sociale

Sì muoio, voglio morire…

con la testa molto alta,
morto, venti volte morto
la mia bocca contro l’erba,
chiudendo forte i miei denti
e deciso nella faccia.

Cantando aspetto la morte,
ci sono usignoli che cantano
al di sopra dei fucili
e in mezzo la battaglia.

Miguel Hernández.

Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di bellezza, di essere accompagnati dalle parole dei poeti, per sognare la fine di questa tragedia, e piangere i caduti di questo brutale esempio di tutta la nostra fragilità.
È il momento di guardarsi dentro, di tendere le mani, di sconfiggere l’indifferenza.
Così, questo sarà per ognuno di noi, il tempo dell’amore.
“Ogni tanto bisogna fare una pausa.
Guardarsi dentro senza i condizionamenti quotidiani.

Esaminare il passato
pezzo per pezzo,
maiolica per maiolica.
E non piangersi addosso
né raccontarsi bugie,
semplicemente,
cantarsi la verità.

Mario Benedetti

27 marzo

ALLA COTOGNI, LA MIA CASA DEI SOGNI, LA STANZA DELL’ALLEGRIA, A TUTTI NOI E AL FUTURO

Brucerà l’amore, 

Brucerà la memoria

fino al giorno in cui
tutto sarà come l’abbiamo sognato.
Come in realtà 
poteva essere stato.
PACO URONDO

IL CINEMA

Geraldine stava iniziando a lavorare in un film, in un paesino sperduto sulle montagne della Turchia.

La prima sera uscì a passeggio.

Non c’era nessuno, quasi nessuno, per le strade. Pochi uomini, nessuna donna. Ma, girato un angolo, s’imbatte all’ improvviso

in un sciame di ragazzi. 

Geraldine guardò ai lati, guardò indietro: era circondata, non aveva scampo. 

La voce si rifiutò di uscire. Senza parole, offrì quello che aveva : l’orologio, il denaro.

A gesti, i ragazzi le dissero che no, che non si trattava di quello.

E parlando in qualcosa di più o meno simile all’inglese, le domandarono 

se lei era davvero la figlia di Chaplin.

Geraldine, attonita, annuì. E proprio allora si rese conto che i ragazzi si 

erano disegnati dei baffetti di carbone.

Allora iniziò lo spettacolo.

E tutti furono lui.

EDUARDO GALEANO

26 marzo

Alla Cotogni, ai suoi cantanti, agli amici, a tutti quelli che, in questi giorni difficili, mi stanno vicino…

Questa canzone Honrar la vida, con la promessa di cantarla per tutti voi, appena potremo stare insieme fisicamente, come oggi ci stiamo con il pensiero e con il cuore. 

R. R.

NO !
soltanto rimanere e continuare
non è vivere, non è esistere
né onorare la vita.
Ci sono tante maniere di non essere,
tanta coscienza che non vede
addormentata.

Meritare la vita

non è tacere e permettere

tante ingiustizie ripetute ….

È una virtù, è dignità 

ed è l’atteggiamento d’identità più chiaro.

E quello di durare e trascorrere

non ci dà il diritto di presumere

perché non è lo stesso che vivere

Onorare la vita !

NO

soltanto rimanere e continuare 

non è che sempre vuole dire 

Onorare la vita. 

C’è tanta piccola vanità 

nella nostra sciocca umanità 

che non vuole vedere.

Meritare la vita e alzarsi verticale

più in là del male, delle nostre cadute

È uguale che dare alla verità 

ed alla nostra libertà 

il benvenuto. 

Quello di rimanere e continuare

non ci dà il diritto di pensare 

perché non è la stessa cosa vivere

che ONORARE LA VITA !

Eladia Blazquez

25 marzo

In ricordo di Magda Olivero

Nel giorno del suo compleanno

Il tempo non potrà mai cancellare il tuo ricordo, la tua amicizia, la tua tenerezza, il tuo immenso valore artistico, il tuo insegnamento, la tua grande umanità.

24 marzo

ARGENTINA 24 marzo 1976

44 anni di memoria senza oblio.

Oggi, si marcia nel silenzio del cuore di ognuno di noi.

Non si ferma la memoria.
Si combatte soltanto, un altro nemico, probabilmente nato da una maniera
sbagliata di vivere la natura, l’ambiente e i rapporti antichi dell’uomo con il mondo.
Ci si augura che questo tempo di ansia e di dolore, ci faccia vedere la nostra vita con altri occhi, quelli della speranza e della solidarietà. 
Per questo, oggi, 44 anni dopo, i 30.000 sono più che mai presenti.
Loro hanno offerto generosamente la loro vita, come oggi lo fanno gli uomini e le donne che lottano, in prima linea, contro questo male.
Ci auguriamo che, il grande contributo dato da ognuno di loro, non cada MAI, nel colpevole oblio.
PRESENTI i 30.000 di ieri
PRESENTI i migliaia d’oggi, sarà nostro compito custodire ed essere testimoni della loro lotta per un mondo migliore.

Rosa Rodríguez

A Mabel, sempre viva nella mia vita, a miei 11 desaparecidos, ai miei morti…

23 marzo

“Quando la lotta è questione di vita o di morte

il fedele resiste 

l’indeciso rinuncia 

il codardo tradisce

il debole si dispera
l’eroe combatte”

Julius Fucik

22 marzo

La Cotogni Resistente

Questo è stato il nostro ultimo progetto, fatto il 18- 12- 19 alla Casa dell’Architettura.

Friedl nella Repubblica dello Spirito dal Bauhaus a Terezin 

Cantavano, suonavano e recitavano le poesie dei bambini di Terezin:
Patrizia, Clara, Giuditta, Salvatore, Maurizio e Kinga.

Oggi, queste poesie le avremmo dette e sentite MOLTO diversamente,
ne sono sicura.

LA PAURA

Di nuovo l’orrore ha colpito il ghetto,
un male crudele che ne scaccia ogni altro.
La morte, demone folle, bandisce una gelida falce che decapita intorno le sue vittime.

I cuori dei padri battono oggi di paura
e le madri nascondono il viso nel grembo.
La vipera del tifo strangola i bambini
e preleva le sue decime del branco.

Oggi il mio sangue pulsa ancora,
ma i miei compagni mi muoiono accanto.
Piuttosto di vederli morire
vorrei io stesso trovare la morte.

Ma no, mio Dio, noi vogliamo vivere!
Non vogliamo vuoti nelle nostre file.
Il mondo è nostro e noi lo vogliamo migliore.
Vogliamo fare qualcosa. È VIETATO MORIRE!

Eva Pickova, anni dodici

Non per ultimi meno importanti i conferenzieri e i pittori che hanno illustrato con amore e sensibilità le poesie dei bambini. Grazie a tutti, presto lo rifaremo con una nuova consapevolezza.












21 marzo

Etica ed intolleranza, il vuoto della nostra società.

Si dice che la mancanza di solidarietà, sia una conseguenza dell’oblio dell’altro.
Oggi, più ci sentiamo autosufficienti, meno sentiamo il bisogno di condividere con gli
altri, e questo sentimento ci separa da ogni cosa.
Però, oggi, che siamo tutti davanti ai nostri limiti, davanti ad una enorme sconosciuta
crisi, cosa faremo per uscire?
C’è tanto da recuperare.
Abbiamo in noi un grande vuoto etico, molto evidente in una società individualista,
dove impera il principio di salvarsi da soli.
Ma, perché esista l’etica, ci deve essere un fondamento.
Può essere un fondamento religioso, o quello in nome della ragione proposto da Kant.
Perché dalla nostra maniera egocentrica di concepire la propria esistenza, deriva inevitabilmente la profonda crisi della cultura, osteggiata e ignorata dal potere di turno e privata dei mezzi indispensabili, diventando così uno specchio della realtà messo a tacere.
La scuola è la fabbrica del pensiero, ma priva di un senso etico, diventa solo un percorso nozionistico.
Poi c’è l’intolleranza. 
Anche in questi difficili momenti è più facile giudicare e condannare, anziché 
spiegare, educare e cercare di rispettare il pensiero altrui.
Quando tutto questo sarà passato, dovremo reinventarsi la vita, i rapporti umani e quelli con la natura ed il consumo, e per questo avremo bisogno di un recupero della tolleranza, che ci faccia vedere non come nemici chi la pensa diversamente da noi, ma come una possibilità, sia di comprendere cose nuove, che di riconoscere la validità del nostro pensiero.
Aprirsi al mondo significherà sostituire l’IO con il NOI, essere responsabili, pensare a non salvarsi da soli, cercare di condividere i punti in comune, questo è oggi il futuro. 
Così potremo fare nostre le parole di Bertold Brecht :
” Tutti o nessuno, tutti oppure NO!

20 marzo 

“La cella 267 canta.

Ho cantato per tutta la mia vita, non so perché dovrei smettere ora, proprio alla fine, 

al momento in cui vivo più intensamente. Con Pesek il mio compagno di cella. Oh! è un caso eccezionale!
Gli piace cantare con passione. Non ha orecchio, né memoria musicale, né voce,
ma ama il canto di un bell’amore pieno di devozione, e ci prova un tale piacere 
che io quasi non sento se scivola da una tonalità all’altra.
E così cantiamo quando si infiltra in noi l ‘affanno, cantiamo quando è una 
lieta giornata, accompagnammo con il nostro canto il compagno che se ne va
e con il quale, forse, non ci ritroveremo mai più. 
Cantando accogliamo le buone notizie del fronte orientale e cantiamo di gioia
come gli uomini cantano da sempre e come canteranno finché ci saranno
degli uomini.
Non c’è vita senza canti, come non c’è vita senza sole “

JULIUS FUCIK 

Scritto sotto il patibolo.

19 marzo 2020

Siamo tutti chiusi in casa.

E voglio credere che, l’uscire non ragionevole di molti di noi, sia solo un disperato bisogno di normalità. 

La necessità di recuperare quelle semplici cose, che a volte ci appaiono noiosamente normali.
Non è così, l’isolamento è tristemente indispensabile. E spero, domani, vedremo le cose semplici d’ogni giorno, con altri occhi.
Siamo tutti incarcerati in compagnia di musica, film, amici vicini e lontani e libri.
I nostri amati libri.
A loro fedeli compagni di poeti e pensatori è dedicata questa poesia.

Per il poeta Antonio Machado.

Ho presso un foglio di carta e l’ho messo

sopra un libro di poesie di Machado.

Machado – fratello mio,

ti prego, perdonami,

perché insieme a me stai nel carcere.

Ma tu assomigli tanto ad un fiume,

l’acqua cammina nelle tue canzoni. 

Sei più anziano di me, e ne sai tanto

dell’amore e del freddo, 

della paura e dello spavento,

hai tanto amato tutto quello che esiste,

e te ne sei andato tanto, tanto stanco.

In più, è tanto triste essere solo in carcere, senza Machado!

Jesús López Pacheco.

  1.                  

Dalla Cotogni a tutti quelli che amano il canto. 

Molti anni fa, uno studente domandò all’antropologa Margaret Mead, cosa era

che Lei considerava il primo segnale di civiltà in una cultura.L’allievo aspettava che la Mead parlasse di esche, giare d’argilla, o pietre aguzze con le quali accendere il fuoco.Non fu così, Mead disse che il primo segnale di civiltà in una cultura antica, era un femore rotto e cicatrizzato. Mead spiegò che nel regno animale, se hai una gamba rotta muori.Non puoi correre per fuggire dai pericoli, andare al fiume a bere o cacciare per mangiare, sei solo cibo per i predatori più forti.Nessun animale sopravvive ad una gamba rotta per il tempo necessario perché l’osso si saldi. Un femore rotto, che si è poi cicatrizzato è l’evidenza che qualcuno ha avuto il tempo, per rimanere assieme al ferito, curare la sua ferita, portarlo in un posto sicuro, avendo cura di lui, fino al suo recupero.”Aiutare qualcuno in tempo di difficoltà, è lì dove comincia la civiltà ” disse Margaret Mead. Siamo nel nostro migliore momento, quando aiutiamo gli altri.La civiltà in questo periodo si dimostra anche, se ci sentiamo a rischio.Questo è il saluto e l’auspicio dell’associazione, per tutti i nostri amici.La forza della solidarietà.

17 marzo ·

“Per l’allegria ho vissuto, per l’allegria sono andato alla lotta, per l’allegria muoio. Non associate mai la tristezza al mio nome.

Julius Fucik

Questa lettera scriveva Fucik alla moglie, il giorno prima di morire, fucilato dai nazisti.

Un canto alla vita, alla lotta e al coraggio. 

Oggi ci serve, più che mai, perché, sebbene come diceva Bertold Brecht “Beato il popolo che non ha bisogno di eroi”, noi abbiamo un grande bisogno di esempi.

Di esempi che ci dicano: Si può, insieme a tutti e senza lasciare per strada nessuno si può

16 marzo 

Alla COTOGNI, ai COTOGNIANI, agli amici vicini e lontani, presenti ed assenti, perché abbiamo bisogno della forza che ci ha dato e ci dà ogni giorno il ricordo del loro passo per la nostra vita.

Restiamo umani

Questo è il mio augurio per il nuovo anno. 

Procura allora di rimanere un essere umano. 

Rimanere un essere umano è la cosa principale.

E questo vuol dire rimanere saldi e chiari e sereni, si sereni, malgrado tutto, perché lagnarsi è segno di debolezza.

Rimanere umani significa gettare con gioia la propri vita “sulla grande bilancia del destino”, quando è necessario farlo, ma nel contempo gioire di ogni giorno di sole e di ogni bella nuvola; ah, non so scrivere una ricetta per essere umani, so soltanto come si è umani”

ROSA LUXEMBURG

(frammento di una lettera scritta dal carcere. 28.12. 1916

Ci sta capitando qualcosa di enorme e sconosciuto.

Durerà? Mi sono e ci siamo chiesti in tanti.

Ma io penso che dopo, non sarà mai come prima, almeno per me e tanti, tanti altri come me. Che fare? Come uscire da questo momento storico di problemi e di minacce?

Chiaramente non abbiamo una risposta, ma proviamo a cercare un inizio.

Ed è paradossale, che adesso che siamo chiusi, dobbiamo trovare la via 

d’uscita dall’ isolamento e dal mutismo di una convivenza sempre più alienata e poco autentica, per cercare insieme la nostra vicinanza alle donne e agli uomini colpiti o minacciati da questa violenza distruttiva.

E che questa reciproca vicinanza, anche fatta nell’isolamento che ci chiede questa situazione, rimanga fra noi, con la sua capacità di unire gli uni con gli altri, quasi un patto sociale per una comunità nuova e felice.

14 marzo 

Ci hanno detto e ripetuto che: “Con la cultura non si mangia che è solo un di più nella vita delle persone.

Poi, da certe persone, perché non si considera un interesse sociale, la cultura di massa.

Oggi, davanti a questa prova che ci lascia soli, con tutte le nostre debolezze e la nostra paura., tutti chiusi con i nostri cari, o soli, forse capiamo che della cultura abbiamo bisogno. 

“La cultura implica una scelta libera dell’individuo. 

Non può venire imposta o subita. E porta in sé il senso della liberazione “Antonio Gramsci. Pero scegliere significa conoscere, per andare oltre la semplice soddisfazione del gusto, quello che si coltiva per abitudine. L’opposto è acquisire conoscenze, che ci diano la possibilità di avere un’opinione sul nostro dovere di cittadini, comprendendo e rispettando gli altri.È questo il vero lato della cultura, il più importante, la possibilità di assumere positivamente la nostra vita, il nostro lavoro e di fare del tempo libero una risorsa creativa.La cultura non è arredare lo spirito, deve essere partecipazione attiva, e deve aiutare alla trasformazione dell’ambiente e ai cambi sociali, perché più si è colti, e più si deve avere il senso della responsabilità umana.Così con i libri, con la musica, e con tutti i mezzi della tecnologia, passeremo questo tempo di tempesta, insieme ai nostri affetti.E dopo saremo tutti un po’ più forti.

12 marzo

“Ci servono i muscoli del coraggio morale, dobbiamo fletterli, trovarli, allenarli. Dobbiamo aiutare gli altri a riconoscerli e trovarli in loro stessa.

Non occorre niente di più, ma niente di meno, in questo momento di grande pericolo e di grandi possibilità 

Ernest Koehn.

 La possibilità di recuperare una dimensione più umana e solidare per la nostra vita.Le grandi prove non ci lasciano mai uguali, o si è un essere umano migliore, o peggiore.Adesso non basta più: essere sé stesso, bisogna essere migliori. E tutto questo dolore sarà servito ad ognuno di noi, per dare un altro valore alle cose che veramente contano.

11 marzo ·

Alla Cotogni, a tutti quelli che in questi 23 anni, l’anno seguita e sostenuta. Agli amici presenti ed assenti, dedico questa milonga che canteremo insieme, spero molto presto.

Per l’abitudine di vivere

scommetto ogni giorno con la speranza.

Perché so che il sole illumina e

che sempre seguirà a dare la sua luce alla mia vita.

Ma la sorte, ci tende trappole

e a volte ci colpisce a morte,

ma io resisterò, 

c’è tanto da salvare

e non ho paura dei suoi tranelli.

So che ho imparato a credere, 

in me e negli altri

e sono queste le mie armi.

Per l’abitudine di vivere 

sto imparando a capire.

Per l’abitudine d’amare 

crescono sempre le mie ali 

ed ogni giorno sono più 

innamorato dell’amore 

e rischio sempre,

donando tutto il mio cuore.

Amare è darsi agli altri

è consumarsi e bruciare

e vive per amore, chi sa rinascere

quando per amore si dissangua.

Abitudine di volare 

che mai dovrà perdere

chi di camminare sulla terra

si stanca.

Per l’abitudine di Cantare 

comincio a farmi capire.

CARMEN GUZMÁN


  • "Mai la tecnica ha fatto artista nessuno, ma mai nessuno è diventato artista senza la tecnica”.

    Enrico Caruso

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