Documenti su Antonio Cotogni

L’IMPORTANZA Di DIRE LA VERITÀ. 

da opporre ai tanti falsi storici. 

Antonio Cotogni muore a Roma il 15 ottobre 1918. Sono tempi difficili quelli dove Roma e l’Italia uscivano devastati dalla guerra. Nonostante quello tutti i giornali dell’epoca, dedicarono pagine intere alla vita e alla carriera del grande baritono. Il Messaggero Il Piccolo L’epoca Il Corriere d’Italia Il Tempo La Tribuna Giornale d’Italia.

Tutti hanno dedicato molto spazio (materiale in nostro possesso), parlando non soltanto della sua grande vita d’artista, ma anche, della sua generosità come uomo e come didatta. Nessuno di questi giornali disse che Lui morì in miseria, hanno tutti parlato del grande funerale seguito da tutte l’autorità dell’epoca e dai suoi numerosi colleghi ed allievi. Falbo sul Messaggero così lo ricorda: “Salutiamo la bara che passa, con grande riverenza. È un maestro del bel canto che scompare, nell’ora in cui anche nella scena italiana, incombe, ahimè, il crepuscolo degli dei ” Passarono tanti anni di silenzio, finché Il Giornale d’Italia il 8 aprile 1951 scrive: Il più perfetto cantante che la storia ricordi Toto Cotogni morì con 5 lire in tasca Questo raccontava Giulio Locatelli parlando della difficoltà di trovare un carro funebre, per questo il nipote si recò al Municipio e dopo lunghe ore arrivò un carro di quarta classe, e con un seguito sparuto fu accompagnato al cimitero. Voglio credere che così sia nata la leggenda della morte in miseria di Antonio Cotogni. Poi in Momento Sera del 27 febbraio 1959 Giacomo Lauri Volpi scrisse: Una voce di bronzo ed un cuore d’oro, articolo dove afferma: “Morì in una stanzetta in via del Babuino non lontano dalla sua scuola. Morì premuto di estrema necessità e se non fosse stato per una colletta di discepoli e ammiratori, non avrebbe trovato nemmeno un posticino, dove lasciare la sua spoglia in Campo Verano prima del suo volo verso le stelle ” …” E nessuno ha di che rimproverarlo per le sue sofferte strettezze economiche, dovute a sperperi o a mal governo, giacché Cotogni non fu vittima del gioco e del vizio, ma in gran parte, della sua estrema generosità verso i consanguinei caduti in dissesto, che lo trassero alle tribolazioni” Evidentemente, nonostante l’affetto ostentato Lauri Volpi non è mai andato al Verano a salutarlo, avrebbe potuto vedere con i suoi occhi che “il posticino ” dove secondo Lui riposava per carità degli amici, è una grande cappella famigliare, fatta da lui anni prima insieme a suo fratello Andrea. La famiglia rispose attraverso Momento Sera del 6 marzo 1959 con il titolo: “Gli ultimi anni di Antonio Cotogni ” alle parole scritte da Lauri Volpi, speriamo solo dettate da superficialità e chiaramente non supportate da una ricerca seria e responsabile. Noi dell’Associazione Antonio Cotogni, insieme alla sua famiglia, ci teniamo a chiarire questo malinteso, non per spirito di polemica, inutile poi, dopo più di 100 anni dalla morte del grande baritono, ma per rispetto alla sua memoria e per onorare la verità.

Rosa Rodriguez


  • "Mai la tecnica ha fatto artista nessuno, ma mai nessuno è diventato artista senza la tecnica”.

    Enrico Caruso

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